Transizione energetica

Auto, l'Italia spezza la trattativa tra Commissione Europea-Berlino

Berlino tenta la strada della trattativa a due con Bruxelles sull'auto ma l'Italia, che ha introdotto il concetto di neutralità tecnologica oggi ripreso da Berlino, deve essere coinvolta. Pena: compromessi al ribasso

Auto, l'Italia spezza la trattativa tra Commissione-Berlino

La posizione dell'Italia sulla riforma comunitaria che impone dal 2035 lo stop alla vendita alle auto a motore endotermico può avere un risultato fondamentale per l'industria europea e le politiche comunitarie: evitare che la decisione sul 100% elettrico e la sua eventuale revisione sia esclusivamente in capo alla trattativa tra la Commissione Europea guidata dalla tedesca Ursula von der Leyen e il governo di Berlino di Olaf Scholz.

Certamente va reso merito a Berlino di aver, assieme all'Italia, mosso le acque, con Scholz che ha superato il muro dei Verdi nell'esecutivo al fianco di Socialdemocratici e Liberali. Tuttavia bisogna sottolineare che ridurre a una questione tra Bruxelles e Berlino la sfida per revisionare e, eventualmente, emendare la direttiva sull'auto elettrica avrebbe tagliato fuori l'Italia. Anzi, si può dire che nell'avviare la trattativa con Bruxelles la Germania abbia ripreso un tema caro al governo italiano sia nell'era di Mario Draghi che, soprattutto, in quella di Giorgia Meloni: la neutralità tecnologica. L'idea, cioè, che nella transizione energetica puntare politicamente su una tecnologia privilegiandola arbitrariamente non faccia necessariamente gli interessi dell'ambiente o quelli dell'economia.

Di recente Christoph Burmeister, capo di gabinetto del ministro dei trasporti tedesco Volker Wissing, ha scritto una missiva diretta all’olandese Diederik Samsom, capo di gabinetto del Commissario europeo Frans Timmermans, vicepresidente di Ursula von der Leyen con delega al coordinamento del Green New Deal. In essa Berlino mostra la sua posizione chiaramente: non si discute la svolta verso l'elettrico, ma la si vuole consolidare con una spinta sugli e-fuels e sulle tecnologie che aiutano la decarbonizzazione nell'endotermico. Ma, come ricorda StartMag, ovviamente la Germania ragiona nell'ottica del suo interesse e delle tecnologie che la favoriscono: Roma potrebbe inserirsi nella trattativa con l'obiettivo di "difendere i bio-fuel (combustibili prodotti da vegetali o scarti di lavorazione agricola), settore in cui Eni, ad esempio, è al lavoro da molti anni e che è neutrale nel bilancio CO2. I bio-fuel sono già compatibili con gli attuali motori a scoppio e questo consentirebbe di lasciare in vita le catene produttive automobilistiche attuali".

L'idea tedesca di aprire all'introduzione di una classe di veicoli neutrali sul piano della CO2 al fianco di quelli elettrici ha riscontrato una prima apertura comunitaria a patto - però - che i veicoli in questione funzionino esclusivamente con gli e-fuel. Mossa che ad oggi le case produttrici, per la mancanza di economie di scala, non sono in grado di soddisfare a prezzi competitivi.

Nella trattativa con Bruxelles a Berlino serve l'Italia e il governo Meloni per fare pressioni perché Scholz e i suoi siano consci, fino in fondo, di tutto questo. La trattaiva politica deve essere complessa e articolata perché "serve infatti una definizione inclusiva di carburanti neutri, tale da comprendere non solo i carburanti sintetici ma anche i biocarburanti, salvando realmente il principio di neutralità tecnologica e sostenendo la nostra filiera automotive, che conta migliaia di imprese e posti di lavoro", come ha scritto in una nota l'eurodeputato di Forza Italia Massimiliano Salini, relatore del Partito Popolare Europeo in Commissione Tran sul regolamento relativo agli standard di CO2 per auto nuove e veicoli leggeri, e relatore Ppe in Commissione Industria sul nuovo regolamento Euro 7. Salini spinge perché quest'ultimo standard sia inserito nel progetto Ue per la neutralità tecnologica e spera che sulla trattiva sull'auto l'Europa "resista alla tentazione di proporre soluzioni semplificate, parziali e divisive, evitando la scorciatoia di una trattativa esclusiva a due Germania-Commissione Ue che inaugurerebbe una preoccupante e inedita stagione di bilaterali destinati a deprimere le istituzioni europee e svilirebbe un negoziato complesso, ampio e articolato sugli standard delle emissioni ".

A dover capire che l'inclusione dell'Italia in trattative ad alto livello per l'industria auto è nel suo interesse è proprio la Germania, che avendo a fianco una nazione a cui il suo settore auto è così integrato e che condivide con Berlino la spinta sulla necessità tecnologica.

Senza Roma ogni accordo che Berlino avrà con Bruxelles sarà necessariamente al ribasso: qualcosa che ad oggi l'Ue semplicemente non si può permettere, pena un disastro industriale e produttivo.

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