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Fitto vola a Bruxelles: riunione-chiave per il Pnrr

Fitto vola a Bruxelles: coi tecnici Ue un confronto sul Pnrr che sarà decisivo anche per capire le ambizioni politiche dell'Italia in Ue

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Il ministro degli Affari Europei e titolare del dossier Pnrr Raffaele Fitto si appresta a una delicata missione a Bruxelles per discutere con la Commissione Europea il futuro dei fondi europei assegnati all'Italia nel quadro della Recovery and Resilience Facility del piano Next Generation Eu.

Fitto sarà a Bruxelles lunedì per confrontarsi sullo stadio d'avanzamento del piano e capire quando Roma potrà avere la quarta rata, prima tra le capitali europee a puntare a incassarla, dopo aver sbloccato tra luglio e agosto il terzo finanziamento da 18,5 miliardi di euro prima e le modifiche strutturali al Piano nazionale di ripresa e resilienza poi. Da parte di Bruxelles la disponibilità di dialogo è stata espressa da una comunicazione della Commissione: L'Italia ha presentato la sua richiesta di revisione del Pnrr, come previsto. Domani si terrà una riunione che permetterà di ben avviare il lavoro di analisi da parte della Commissione", ha comunicato Palazzo Berlaymont annunciando che Fitto vedrà Celine Gauer, la funzionaria francese che guida la task force comunitaria su Next Generation Eu.

Fitto dovrà mostrare le proposte del governo Meloni sulla costruzione di un nuovo capitolo del dialogo con Bruxelles, che può essere strutturale nel quadro della definizione di future politiche per il rilancio dell'economia europea. "Soltanto cinque Paesi, tra cui l'Italia, hanno chiesto l'intera somma dei prestiti del Next Generation Eu a loro disposizione. Altri otto hanno deciso di rinunciare a una parte dei crediti a tasso agevolato che spettavano loro (la dotazione massima era pari al 6,8% del reddito nazionale lordo), mentre quattordici hanno scelto di non chiedere nemmeno un euro", nota La Stampa sottolineando l'esistenza di 93 miliardi di euro di risorse non destinate a alcun piano che Roma può dimostrare essere potenzialmente in grado di fungere da base per nuovi fondi anti-crisi o piani come RePower Eu.

La riunione avrà dunque una duplice valenza tecnica e politica. Tecnica, in primo luogo, perché Roma e Bruxelles dovranno concordare il nuovo piano d'azione dopo la modifica di dieci obiettivi sui ventisette previsti per la quarta rata e di ben 144 progetti del Pnrr. Orientati, dal governo Meloni, principalmente verso temi di valenza geopolitica come le reti infrastrutturali e la sicurezza energetica. "I dati che cominciano ad affluire sono positivi e confortanti, bisogna lavorare perchè questi possano migliorare e la revisione del Piano è un elemento importante", ha detto Fitto dal Forum di Cernobbio, aggiungendo che "pochi si concentrano per esempio su un elemento fondamentale della revisione del Pnrr che è quella del RepowerEu, la proposta nazionale che prevede investimenti strategici sulle reti e che prevede anche interventi molto importanti in termini di efficientamento energetico con incentivi per famiglie e imprese che per circa 20 miliardi complessivamente può rappresentare, una volta concluso l'iter di confronto con la Commissione europea e se autorizzato, una opportunità molto importante in questa direzione".

L'interlocuzione tecnica chiama alla visione politica dei dossier. L'Italia, portando fino in fondo il Pnrr, può essere un Paese d'esempio della capacità dell'Unione di sfruttare un sistema che sappia guardare oltre le linee del rigore e sappia fare dell'uso di fondi comuni europei un volano di sviluppo. Inoltre, l'interlocuzione servirà a Fitto e al governo Meloni in generale per preparare il terreno alle interlocuzioni con Bruxelles sui grandi dossier pronti ad aprirsi: la riforma del Patto di Stabilità; le regole sugli aiuti di Stato; la partita della manovra finanziaria. 68 miliardi di contributi a fondo perduto, 122 di contributi europei a debito e 30 miliardi di fondo complementare decretato dal governo, per un totale di 220 miliaedi di euro, il valore della posta in gioco di questa sfida. Su cui l'Italia gioca con un'ambizione a cui pochi altri Paesi europei hanno risposto con analoghe puntate.

Il crocevia di domani, dunque, sarà decisivo per capire il percorso del Pnrr da qua alla scadenza nel 2026.

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