Draghi gela Macron: "No alla presidenza Ue"

L’ex premier smentisce l’ipotesi: "Non sono interessato". Tajani: "Per il Ppe la candidata resta Von der Leyen"

Draghi gela Macron: "No alla presidenza Ue"
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Mariò? E perché no? Chi meglio di lui come prossimo presidente della Commissione? Dove lo troviamo in giro un altro con questo profilo? Quale maggior «argine ai sovranisti»? Insomma, l’idea di mettere Draghi (nel tondo) alla guida dell’Unione Europea, stando alle indiscrezioni provenienti da Bruxelles, sarebbe venuta a Emmanuel Macron. Il presidente francese, dopo aver convinto Olaf Scholz, ne avrebbe parlato pure con un entusiasta Joe Biden. L’asse Parigi-Berlino, più il placet di Washington: perfetto. Ma il progetto, a quanto pare, si è subito arenato.
Prima, il problema di trovare una sistemazione adeguata per Ursula: la Nato le andrebbe bene?

Poi, la freddezza del Ppe, che per il posto ha già candidato la von per Leyen. Infine, la ritrosia ufficiale dell’ex premier italiano. «Non sono interessato», ha fatto sapere, che è una risposta buona per ogni scenario. E a questo punto sorge un dubbio: visto che mancano sei mesi alle elezioni, non avranno fatto il suo nome solo per bruciarlo?
Ma bruciare un drago non è facile. Adesso Super Mario non poteva che smentire, la primavera del 2024 è politicamente lontanissima, però la sensazione generale è che lui da qualche tempo si sia messo in pista per qualcosa.

«Sono un nonno», ripete spesso, non un pensionato da giardinetti. Si agita. Quando è a Roma incontra i vertici delle istituzioni e leader di partito, talvolta pure il Papa. Quando è a Londra e a New York coltiva i suoi pluridecennali contatti nel mondo dell’economia. Quando è a Bruxelles organizza la squadra che deve far ripartire la competitività della Ue, un incarico che gli ha conferito proprio la von der Leyen e al quale si sta dedicando, racconta chi gli sta vicino, «con impegno e passione».
Senza contare le ultime uscite pubbliche, dall’intervista al Financial Times alla presentazione del libro di Aldo Cazzullo. Occasioni insolite per lui, che gli sono servite per illustrare l’Europa che vorrebbe.

«Rischiamo di diventare solo un mercato. Occorre diventare uno "I" Stato, con un’integrazione più stretta, con politica estera e difesa comuni se vogliamo contare nel mondo che cambia».
Questa specie di manifesto elettorale fa quindi da sfondo alla suggestione lanciata da Macron. Il presidente francese, kingmaker quattro anni e mezzo fa, vuole ripetere l’operazione: Draghi, a suo giudizio, stabilizzerebbe l’Europa e le darebbe autorevolezza in un momento davvero complicato. Ma c’è un particolare, che ne pensa il governo italiano?

Giorgia Meloni tace, parla invece Antonio Tajani, ministro degli Esteri e alto esponente del Ppe. «I trattati prevedono che il presidente della Commissione venga individuato tenendo conto dei risultati dell’elezione del nuovo Parlamento. Bisognerà attendere il responso del voto popolare.

Noi popolari terremo il nostro congresso a marzo a Bucarest e credo proprio che confermeremo la candidatura di Ursula».

Da qui la piccola marcia indietro di Parigi. «Draghi alla Commissione? Non è quello il piano», dicono all’Eliseo. È quell’altro forse, la presidenza del Consiglio Europeo. «Un’ipotesi volatile ma plausibile». Chissà.

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