Europa

Se il falco Ue non legge il programma del governo italiano

Il monito del falco Dombrovskis all'Italia di non abbassare la guardia su debito e riforme si scontra con la realtà dei fatti: è proprio questa la linea del governo Meloni

Il falco Dombrovskis? Non ha letto il programma del governo italiano

Valdis Dombrovskis sembra non aver letto il programma del governo Meloni. In un'intervista a La Stampa in cui il vicepresidente della Commissione Ue e "falco" per antonomasia sui conti pubblici rilancia la sua linea rigorista, il monito all'Italia sembra fermarsi al solito ritornello su debito e riforme. Che però in questo caso sembra essere sovrabbondante rispetto al programma dell'esecutivo italiano.

Tutto si può dire fuorché pensare che Giorgia Meloni e il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti abbiano agitato in forma populista e irresponsabile l'arma del debito pubblico o abbiano voltato le spalle al sentiero delle riforme. Anzi: "Il 2023 sarà il grande anno dei pagamenti legati al Next Generation Eu e tutti gli Stati membri devono avanzare con le riforme e gli investimenti. Non si può restare indietro", ha ammonito Dombrovskis parlando col quotidiano torinese riferendosi al fatto che l'Italia non può permettersi di "perdere slancio" dopo una manovra 2023 giudicata positivamente dalla Commissione. "Non è il momento di abbassare la guardia" per Roma, e i Paesi Ue devono "evitare che vi siano contraddizioni fra la politica monetaria e quelle di bilancio". Il riferimento, qui, è alle dure critiche italiane alle mosse restrittive della Banca centrale europea.

Critiche che, però, sino ad ora non si sono sostanziate in azioni concrete. Anzi, va detto, è stata proprio "prudenza" la parola d'ordine che molte componenti delle formazioni oggi al governo hanno promosso fin dalla campagna elettorale. Meloni e il centrodestra hanno vinto le elezioni puntando su un programma di legislatura che partiva dalla consapevolezza che sul breve termine la sfida più grande sarebbe stata quella del governo dell'emergenza energetica. Niente promesse mirabolanti e nessuna fuga in avanti per l'esecutivo nel quadro di una manovra per due terzi dedicata alla crisi energetica, dopo la quale non è passato giorno senza che il governo Meloni non parlasse di quelle riforme oggi identificate come necessarie da Dombrovskis.

Il governo Meloni sta progettando la riforma fiscale con grande attenzione, tanto che Giorgetti ha in Maurizo Leo di Fratelli d'Italia un viceministro delegato appositamente alle future regole su Irpef, deduzioni e via dicendo. In corso in capo al Ministro della Giustizia Carlo Nordio l'aggiustamento della riforma della Giustizia per rendere i tempi più certi e gli spazi di manovra per l'arbitrio più ristretti. Passata sotto traccia, ma ricordata giustamente da Econopoly, una riforma promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy di Adolfo Urso sulla gestione delle autorizzazioni per le licenze postali, ora ottenibili online dagli operatori, che intende "puntare alla facilità di utilizzo, al tracciamento dei pagamenti online, al risparmio di tempo e di carta e l’ottimizzazione dei processi". In un concetto, alla semplificazione che serve alla libera concorrenza, priorità del Pnrr disegnato da Mario Draghi e oggi implementato dal governo Meloni.

La realtà dei fatti e la manovra hanno portato a più miti consigli Dombrovskis dopo mesi in cui le esternazioni contro l'Italia erano più minacciose. Resta un pregiudizio politico non indifferente quando a parlare è il numero due dell'esecutivo Ue. Al quale però Roma, negli ultimi anni, ha sempre risposto colpo su colpo. Ad esempio a novembre, quando Dombrovskis ricordava che Paesi come l'Italia dovessero "evitare stimoli fiscali" non mirati per rispondere al caro-energia, Roma ha risposto con una manovra pragmatica e orientata al primo trimestre per contenere le bollette. A maggio aveva ammonito addirittura Draghi stesso al rispetto delle regole sui conti, come se l'ex governatore Bce non conoscesse le norme che guidano l'Europa. Moniti e allarmi di Dombrovskis sull'Italia sono spesso stati superati dalla realtà. E anche l'odierno invito a non perdere inerzia e a non abbassare la guardia è superato dai fatti di un esecutivo che da settimane non fa passare giorno senza dialogare delle famose "riforme" e non ha intenzione di usare con leggerezza lo strumento del debito.

L'Italia dipinta o temuta da Dombrovskis esiste solo nei pregiudizi del falco lettone.

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