Europa

Extra fondi per Ucraina e immigrazione: dell''Ue "conto" da 8 miliardi per l'Italia

75 miliardi da qua al 2027, 66 dei quali dagli Stati: l'Ue chiede più risorse per gestire le sfide di Ucraina, immigrazione, partita tecnologica. Per l'Italia il conto sarebbe di circa 8 miliardi

Extra fondi per Ucraina e immigrazione: dell''Ue "conto" da 8 miliardi per l'Italia

Ursula von der Leyen vuole rilanciare la strategia europea nei settori chiave per affrontare le emergenze dell'era presente e chiede più risorse agli Stati membri dell'Ue. Ucraina, migrazioni e sfida tecnologica: questi i campi in cui Bruxelles "batte cassa" proponendo extra-investimenti nel quadro del bilancio comunitario da qui al 2027 per 75 miliardi di eurro. 66 dei quali da finanziare con risorse messe in campo dagli Stati membri. Per l'Italia si tratterebbe di un esborso da quasi 8 miliardi di euro. 7,92 per la precisione, essendo il contributo di Roma al bilancio Ue, proporzionale alla dimensione delle economie, pari al 12% del totale.

L'Italia in questo extra-budget si troverà a dover versare dunque la terza quota dopo quella di Germania (20,5%, cioé 13,5 miliardi) e Francia (14,5%, pari a 9,57 miliardi) se fosse confermato il riporto su cui il budget 2021-2027 dell'Unione è stato costruito. La stragrande maggioranza dei fondi servirà a centralizzare il sostegno europeo all'Ucraina.

Il futuro del sostegno Ue all'Ucraina

"Per quanto riguarda l'Ucraina, proponiamo una riserva finanziaria di 50 miliardi di euro per i prossimi quattro anni", ha dichiarato von der Leyen in conferenza stampa a Bruxelles. "Questa comprende sia prestiti che sovvenzioni e fornirà innanzitutto una prospettiva e una prevedibilità ai nostri partner in Ucraina. Dovrebbe anche incentivare altri donatori a farsi avanti", ha aggiunto la politica tedesca.

Una sorta di "debito comune" europeo per sostenere i finanziamenti a tasso agevolato e con precise condizionalità, dalla riforma della giustizia alla lotta alla corruzione, per permettere alla macchina di Kiev di funzionare nonostante l'aggressione russa e gettare le basi per la ricostruzione. Oltre, ovviamente, che per rifornirsi di armi e tecnologie critiche in Europa. Dopo i 62 miliardi di euro messi in campo da febbraio 2022 a oggi, questo porterà oltre quota 100 miliardi, qualora la modifica passasse, il valore dell'assistenza all'Ucraina.

Il tema migranti

Ma non c'è spazio solo per la difesa di Kiev nella richiesta europea di fondi. C'è anche una svolta sulla politica migratoria. Ursula von der Leyen parla di tematiche che sono sicuramente d'attualità, specie per Paesi di primo sbarco come Italia e Grecia: "Per quanto riguarda la migrazione", ha dichiarato, "la portata delle sfide odierne ci impone di dare risposte rapide e urgenti e stiamo proponendo di dotare i nostri Stati membri di un sostegno finanziario e rafforzare la gestione delle nostre frontiere esterne". Da far coincidere non solo con i confini terrestri ma anche con quelli marittimi.

"Dobbiamo lavorare più intensamente con i nostri vicini, per promuovere lo sviluppo economico e stabilizzare quei Paesi e dobbiamo rafforzare il nostro partenariato internazionale", dice von der Leyen, che poche settimane fa si è recata con Giorgia Meloni a Tunisi proprio per discutere col governo locale la gestione nel più strategico dei Paesi di partenza dell'emergenza migratoria.

L'Ue e la partita tecnologica

Infine, 10 miliardi potranno andare alla competitività tecnologica dell'Unione Europea e contribuire a mettere a terra una svolta per il Critical Raw Materials Act e il Chips Act, programmi con cui da un lato l'Unione vuole stimolare la creazione di catene del valore autonome dell'Europa in campo di approvvigionamento di materiali strategici e dall'altro mettere 30 miliardi di euro nella filiera dei semiconduttori.

Perché l'autonomia strategica prenda piede serverà sinergia tra progetti europei e progetti nazionali. Dunque un investimento crescente del bilancio europeo può contribuire a mettere a disposizione dei Paesi membri risorse extra per potenziare la competitività tecnologica. Questo, ovviamente, a patto che si capisca l'importanza di economie-guida come quella italiana, quella francese e quella tedesca, nel novero del riparto delle risorse. E che si evitino corse alla competizione tra progetti e sistemi-Paese desiderosi di accaparrarsi le quote più attraenti di fondi europei.

La partita in campo

Ai 66 miliardi dei Paesi potranno aggiungersi infine risorse europee per 9 miliardi la cui provenienza von der Leyen non specifica ma che potrebbero provenire o dagli extra-gettiti fiscali delle nuove tasse comunitarie o dal riporto a bilancio di voci di spesa su cui si è registrato un avanzo. Ora la delibera spetterà al Consiglio Europeo, dunque ai leader dei Paesi membri, per decidere se l'allocazione di fondi avrà luogo o meno in tempi brevi, precedenti la fine dell'anno.

Il nodo è legato al passaggio tra l'ambizione di avere nuove voci di spesa e la gestione dei fondi: von der Leyen parla di progetti politici e strategici che sicuramente danno l'idea di una sfera di interessi comuni europei.

Ma come governarli? Come rompere lo iato tra vertici politici, più dialoganti, e funzionariato "cavilloso" nei confronti di alcuni Paesi, Italia inclusa, come ha lamentato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti parlando del tema Pnrr? Se la delibera sarà realizzata, su questi temi si giocherà il futuro di un'Europa a cui troppo spesso non fanno difetto i fondi per determinate iniziative, ma la volontà politica di promuoverle con ambizione.

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