Dopo i soldi alle Ong, Berlino prepara la stretta: "Perseguire chi fa entrare i clandestini"

Al vaglio del governo tedesco un emendamento che mira ad attribuire responsabilità penale a chi agevola l'ingresso di stranieri senza visto in Ue anche senza compenso

Dopo i soldi alle Ong, Berlino prepara la stretta: "Perseguire chi fa entrare i clandestini"
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La sinistra tedesca, giorno dopo giorno, prende coscienza della gravità della situazione migranti in Germania e nel resto dell'Europa. L'attentato di Bruxelles, prima ancora quello di Arras, e gli allarmi per possibili altri attentati come conseguenza della guerra in corso tra Palestina e Israele, che è quasi una guerra religiosa tra Occidente e Islam, hanno fatto riconsiderare alla Germania le sue politiche immigrazioniste. La coalizione semaforo del governo, guidata da Olaf Scholz, ha annunciato strette sull'asilo e sulle concessioni fatte agli stranieri ma ora sembra essere intenzionata a guardare oltre il suo confine, approvando un emendamento che mira a punire coloro che aiutano gli irregolari a entrare nell'Unione europea.

Un emendamento da allarme rosso per le Ong, molte delle quali tedesche, che rischiano di perdere il loro business principale. La notizia sta rimbalzando da ieri sui media tedeschi e ha messo in allerta le organizzazioni, che hanno iniziato il loro piagnisteo, ben noto a noi italiani. Il ministero federale dell'Interno sembra stia lavorando a un emendamento col quale attribuire una responsabilità penale in capo a chi agevola l'ingresso in Unione europea di persone senza visto "ripetutamente e a favore di diversi stranieri", anche se non viene versato un corrispettivo economico. L'emendamento sembra configurarsi su misura per l'attività delle Ong, che però continuano a ricevere il finanziamento da parte del Bundestag.

È evidente da tempo che esiste una spaccatura tra il governo tedesco e il suo parlamento. Lo ha messo in evidenza lo stesso Scholz quando si è dissociato proprio dal finanziamento approvato dal Bundestag, davanti al quale il governo non ha potuto fare altro che erogare i fondi, come prevede la legge tedesca. Lo spartito delle Ong nelle loro lamentele è sempre lo stesso: "Viola il diritto internazionale". Così ripetono in queste ore i dirigenti delle organizzazioni che da ieri sono in fibrillazione. La mossa della Germania è molto simile a quella che l'Italia ha intentato nel 2019, contro la quale si è mossa compatta l'Europa (governo Merkel incluso), quando è iniziato il procedimento contro Carola Rackete.

A distanza di 4 anni è la Germania a voler avviare questo iter, riconoscendo come problematico l'operato delle Ong. Ora alzano la voce, la chiamano "persecuzione pianificata", non riconoscendo ancora una volta la sovranità dei singoli Stati nelle decisioni che riguardano la sicurezza interna. Da sempre le organizzazioni operano sfruttando una lacuna nel diritto internazionale, che in materia di salvataggio in mare non ha previsto l'esistenza di navi messe in mare allo scopo di traghettare i migranti. Nella sua formulazione piuttosto ingenua, infatti, il diritto internazionale prevede l'obbligo di salvare chiunque si trovi in difficoltà ma non menziona i casi in cui le persone partono volontariamente a bordo delle carrette per farsi recuperare e portare in Europa.

I cosiddetti "naufraghi alla partenza" non sono contemplati nella formulazione ed è in questa mancanza che si muovono le Ong. Ora che i governi europei, e non solo quello italiano, iniziano a muoversi per stringere le maglie, la situazione potrebbe cambiare.

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