Letteratura

Fabre, che scorgeva il genio della Natura nella palla arrotolata da uno scarabeo

Il terzo volume dei "Ricordi" è un capolavoro fra scienza e letteratura

Fabre, che scorgeva il genio della Natura nella palla arrotolata da uno scarabeo

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Fabre, che scorgeva il genio della Natura nella palla arrotolata da uno scarabeo

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«L'antico Egitto raccontava che lo scarabeo fa rotolare la sua palla da oriente verso occidente, senso nel quale si muove il mondo, per poi nasconderla sottoterra e lasciarvela ventotto giorni, periodo di lunazione». Al ventinovesimo giorno «lo scarabeo ritorna alla palla sotterrata; la estrae, la apre e la getta nel Nilo. Il ciclo si conclude. L'immersione nell'acqua santa fa uscire dalla palla uno scarabeo».

Questa storia non è veritiera, dice Jean-Henri Fabre (1823 - 1915) all'inizio della «Quinta serie» dei suoi Ricordi di un entomologo. Volume terzo (Adelphi, pagg. 744, euro 42), eppure è meravigliosa. Ci spiega, innanzitutto, l'origine del nome: scarabeo sacro. Ci racconta che la scienza, in quanto umana, è collegata alla quotidianità, al mito, alla tradizione, alla cultura, all'arte, alla religione. E che è fallace: progredisce per errori, e infatti Fabre ammonisce: «Non sorridiamo troppo di questi racconti dell'epoca dei faraoni... Del resto, una buona parte dei sorrisi ricadrebbe sulla nostra stessa scienza», che su quell'antica tradizione si è adagiata per secoli. Che cosa sia quella «palla», Jean-Henri Fabre, padre dell'entomologia, lo ha spiegato a lungo nei primi volumi dei suoi Souvenirs, i suoi Ricordi che furono pubblicati in edizione definitiva da Delagrave nel 1820 e che Adelphi sta proponendo in italiano (in questo terzo volume ci sono la quinta e la sesta «Serie» su un totale di dieci), ovvero: sterco. Il nutrimento dello scarabeo. Che per Fabre è come l'oro per il minatore del Klondike: una scoperta continua, una passione, una ossessione. Per un naturalista come lui, un uomo lontanissimo dall'accademia, che trascorreva ore a osservare uno scarabeo arrotolare la sua palla sotto il sole cocente, o a ridosso di un muretto, o a misurare la quantità di feci prodotte, nulla di ciò che a noi può apparire misero o disgustoso era tale: anzi, in quella palla di sterco è racchiuso il genio della natura stessa che, nell'animale, è «l'istinto». Un istinto spesso per noi inaccessibile, il che contribuisce a rendere gli insetti, così minuscoli, infinitamente sorprendenti. «La storia del pillolario sacro oggi la conosco a fondo. Il lettore vedrà come superi in fatto di meraviglie i racconti dell'antico Egitto».

Curiosità senza limiti, osservazione diretta della natura, umiltà e ironia danno, come risultato, un capolavoro di letteratura scientifica: in queste due Serie dei Souvenirs Fabre ci porta dagli amatissimi scarabei stercorari ai grilli, dalla processionaria del pino alla mantide, passando per una accesa difesa della cicala rispetto alla malvagia formica, che fa scempio del cadavere della poveretta già alla fine dell'estate. Altro che favolette... La Natura di Fabre non è matrigna, ma non è neanche una fatina; è un architetto molto preciso con un elevato senso estetico che si esprime perfino nelle corazze e nelle zampette di chi arrotola sterco alla perfezione, come «uno scultore», come nemmeno macchinari umani saprebbero fare. Darwin definì Fabre un «osservatore inimitabile», e lui se ne schermì. Ma basta aprire una pagina di questi straordinari Ricordi per accorgersi di come il grande inglese avesse tutte le ragioni di ammirare il collega francese..

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