Cronaca locale

False cure anoressiche: finto medico a processo Chiamati 300 testimoni

L'uomo ingannava le pazienti affette da anoressia con terapie inutili e costosissime. Operava in due centri con altri soci, tutti indagati. Da chiarire anche le cause del suicidio di una ragazza in cura nel 2005

False cure anoressiche: 
finto medico a processo 
Chiamati 300 testimoni

Como Oltre 300 testimoni tra quelli citati dalla Pubblica accusa e quelli della difesa al processo che si aprirà mercoledì in Tribunale a Como nei confronti del "guru" delle cure anoressiche Waldo Bernasconi che deve rispondere di associazione per delinquere, violenza sessuale, truffa aggravata ed esercizio abusivo delle professioni di medico, psicologo e dietologo.

Numerosi indagati Il sedicente medico, che alcuni giorni fa aveva tacciato la Procura di Como di aver utilizzato nei suoi confronti "metodi nazisti" era finito nei guai insieme a una decina di altre persone, tra le quali l’attore Isaac George (residente nel Comasco e noto al pubblico per essere stato testimonial della pubblicità del "Tartufone"). Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Mariano Fadda, avevano portato a scoprire che venivano reclutati centinaia di pazienti attraverso una sorta di agenzia (la "Crisalie") e un sito internet facendo pagare somme elevatissime per inefficaci cure anoressiche presso Cascina Respaù di Como-Albate.

Suicidio sospetto Bernasconi gestiva anche la clinica "sana Vita" in Ticino (Breganzona e Masagno), pure finita al centro delle indagini. Una delle pazienti, una giovane di Morbegno, si era anche suicidata nel settembre 2005 dopo aver scritto sul suo diario quello che sarebbe accaduto durante le "cure". La ragazza scrisse di abusi sessuali nei suoi confronti e di altre ragazze: "Mi sento sporca". La 22enne morbegnese Daniela che nel suo diario scrisse, fra l’altro, che "eravamo costrette a stare in abiti succinti, minigonna e perizoma e a sottostare anche a dei palpeggiamenti", spiegando, inoltre che le "cure" consistevano anche in "baci, carezze, toccamenti, inviti ad aprire le gambe e fare di più". A rendere pubblici i diari della valtellinese furono i genitori. Il dottore ribadisce invece l’assoluta genuinità delle cure e di essere in grado di dimostrarne correttezza e scientificità.

Accuse Tra i testimoni d’accusa, un’ex dipendente che racconterà di colazioni con assistente personale, nuotate in piscina e solarium in topless obbligatorio e delle serate rigorosamente "di gala" che si sarebbero svolte sia a Cascina Respaù sia alla "sanaVita". Racconterà anche delle ferite o fratture che le ragazze più in crisi si sarebbero procurate in gesti di autolesionismo gettandosi dal cortiletto interno del primo piano e del fatto che questi fatti erano ignorati dal medico che preferiva parlare della percentuale di successi della terapia. Secondo la testimonianza della donna le percentuali di ritorni in clinica con problemi ancora più gravi era alta, molte pazienti sono morte suicide o per malattia, ma di questo, conclude la donna, era proibito parlare.

Oltre 300 tesimoni Alcuni degli imputati scelsero riti alternativi patteggiamento e abbreviato ma Bernasconi, assistito dagli avvocati Angelo Giuliano e Piermario Vimercati, respinge ogni accusa e per questo ha scelto il processo citando a sua difesa 224 testimoni contro i 115 convocati dal Pm Fadda. Il collegio giudicante mercoledì deciderà se accogliere in toto entrambe le liste dei testimoni e delle prove o se dare una "sforbiciata". Tra loro anche un celebre volto televisivo, quello di Alessandro Meluzzi.

La difesa punta anche su due "super consulenti" e un politico ticinese, Patrizia Pesenti, per smontare il castello accusatorio. L’esponente politico è stata citata per spiegare come, a suo avviso il metodo di Bernasconi per curare bulimia e anoressia sarebbe invece efficace e che in Ticino ottenne regolari autorizzazioni per essere praticato alla "sanaVita" dove si rivose

Commenti