
I punti chiave
È senz'altro una scoperta importante da parte dei ricercatori del Cnr che sarà fondamentale per evitare la diffusione di epidemie virali e circoscriverle nel tempo e nello spazio: i vaccini, fondamentali in ogni caso, possono diventare ancora più efficaci rispettando un certo intervallo tra la prima dose (primer) e quella di richiamo (booster).
Lo studio
Il tempo tra le dosi, quindi, può fare la differenza: i ricercatori italiani hanno pubblicato il loro lavoro su Physical Review Research dimostrando che "stabilire correttamente la priorità nella somministrazione della prima e della seconda dose può spostare la soglia epidemica, separando lo stato di assenza di malattia da quello di endemia e prevenendo potenzialmente epidemie diffuse". Come sappiamo, l'immunità dei vaccini diminuisce con il tempo (lo ricordiamo tutti con il Covid) con la necessità di dosi di richiamo per mantenere e prolungare la protezione.
Cosa è successo con il Covid
Quando si è trattato del virus Sars-Cov-2, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha inizialmente raccomandato un intervallo di 4 settimane tra la prima e la seconda dose per i vaccini Pfizer e Moderna prendendo in considerazione l'estensione di questo intervallo a un massimo di sei settimane come linea d'azione pragmatica in situazioni in cui la distribuzione del vaccino era gravemente limitata. Sulla base delle informazioni esistenti, i ricercatori italiani del Cnr hanno delineato linee guida specifiche per uno "schema vaccinale" ottimale per migliorare il controllo delle epidemie.
I risultati
"I risultati mostrano che, quando le risorse sono scarse e i tempi di attesa per le dosi sono lunghi, l'approccio più efficace è dare priorità assoluta alla prima dose, così da aumentare rapidamente la copertura vaccinale iniziale", ha spiegato Francesca Colaiori, ricercatrice del Cnr-Isc -. "Al contrario, in presenza di un tasso di vaccinazione più elevato e di una maggiore disponibilità di dosi, è vantaggioso cominciare a somministrare anche seconde dosi mentre ancora una parte della popolazione è in attesa della prima, con una priorità relativa che dipende dalle risorse disponibili".
Lo studio ha messo in luce anche il punto in cui, al variare delle risorse, può diventare più vantaggioso somministrare parallelamente le seconde dosi. "Una corretta strategia può spostare la soglia epidemica e, in alcune circostanze, persino sopprimere epidemie che con una pianificazione sub-ottimale sarebbero esplose", ha aggiunto Colaiori. Quando si hanno risorse limitate, però, l'intervallo ottimale per l'immunità del singolo non coincide con quello più vantaggioso a livello di popolazione. "Durante la pandemia, molti Paesi si sono trovati a dover decidere come allocare scorte limitate di vaccini.
Alcuni hanno scelto di prolungare l'intervallo tra le dosi, dando priorità alla somministrazione della prima dose al maggior numero possibile di individui idonei - ha concluso la ricercatrice - Altri, invece, si sono attenuti alle linee guida iniziali dell'OMS, che raccomandava un intervallo più breve tra le dosi".