Economia

Fondazioni, a rischio il voto nelle banche

Emendamento in Commissione al Senato per congelare i diritti sopra al 30% del capitale

da Milano

Diritto di voto congelato al 30% del possesso azionario per le fondazioni bancarie. Lo prevede un emendamento al disegno di legge sul risparmio, approvato ieri dalle commissioni Finanze e Industria del Senato. A partire dal primo gennaio 2006 le fondazioni non potranno esercitare il diritto di voto per le azioni eccedenti il 30 per cento del capitale.
La banca più importante coinvolta è il Monte dei Paschi. «L’emendamento non è contro qualcuno - risponde il relatore Maurizio Eufemi (Udc) alla domanda se la correzione sia mirata contro Mps - non facciamo le cose legate all’attualità ma solo in un’ottica di correzione del sistema e di garantire una maggiore contendibilità delle banche. Riteniamo di esserci mossi nella direzione di una apertura del sistema e di una liberalizzazione, sulla scia della riforma Amato. Con l’emendamento non sono toccati diritti costituzionali, non ci saranno espropri, ma solo limiti al diritto di voto. In molti casi il loro controllo azionario è calato, ma in altri casi non a sufficienza». La riforma guarda semmai, aggiunge Eufemi, la scadenza della norma «sulla neutralità fiscale per le operazioni di cessione delle partecipazioni di controllo delle Fondazioni nelle banche, fissata al 31 dicembre 2005. Per quella data si dovrà comunque intervenire: perché le fondazioni non hanno utilizzato questo periodo per un alleggerimento delle posizioni di controllo?». «La maggioranza è stata compatta nel voto all’emendamento - conclude Eufemi - mentre l’opposizione ha votato contro, ma con un paio di astensioni fra le fila dei Ds, dei senatori La Torre e Bonavita».
Immediate le reazioni degli enti locali coinvolti e dell’associazione che raggruppa le casse di risparmio. Per l’Acri si tratta di una decisione «in contrasto con la costituzione della Repubblica italiana, con la legislazione sulle fondazioni e con la sentenza 300 del 2003 della Corte Costituzionale, che a questi soggetti riconosce piena autonomia statutaria e gestionale, in quanto di natura privata». L’Acri, l’associazione che rappresenta collettivamente il settore, auspica che il Senato elimini tale emendamento. «È un atto inaccettabile e di dubbia costituzionalità» anche il presidente della Provincia di Siena Fabio Ceccherini e il sindaco Maurizio Cenni criticano.

In una nota hanno annunciato che «Provincia e Comune di Siena faranno di tutto per cambiare l’orientamento di questo emendamento che, negando il principio di rispetto della proprietà, evidentemente riduce l’autonomia delle fondazioni bancarie e colpisce la libertà di mercato delle banche».

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