Un patto per il quarto mandato alla guida della Lombardia, perché «con Berlusconi trovammo un accordo». Roberto Formigoni lo ricorda in unintervista su Panorama e allude ai giorni appena precedenti la nascita del governo Berlusconi, quando sembrava che lui dovesse diventare ministro e invece rimase al Pirellone, anche per presidiare il terreno da eventuali richieste della Lega. Prima di allora si era parlato proprio di un erede leghista, nella persona di Roberto Castelli.
Lintesa con Umberto Bossi non fu e non poteva essere esplicita, per non deludere le aspettative degli elettori lumbard. Così adesso che si avvicina il momento delle regionali, fissate per la primavera del 2010, tornano le fibrillazioni del Carroccio, impensierito dai movimenti in area cattolica. Castelli non esclude nulla: «Sono disponibile a qualsiasi cosa che Bossi mi chiederà». Ma Formigoni sfoggia ottimismo: «Bossi dice che sono un amico, che ho governato bene la Lombardia e chi conosce la Lega sa che la Lega è Bossi e nientaltro».
Tra Udc, ex margheritini del Pd in uscita libera, ce nè abbastanza per far saltare sulla sedia il Senatúr, che ha dato laltolà a un accordo con il partito di Pier Ferdinando Casini. A muovere gli animi è anche il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi: «Se i cattolici del Pd uscissero dal partito, non ci sarebbero problemi. Mi auguro che con lelezione del prossimo segretario abbandonino la posizione antiberlusconiana e ci si possa confrontare tra maggioranza e opposizione».
Parole che indispettiscono Davide Boni, uomo forte della Lega nella giunta regionale: «Quella di Lupi sembra più unagitazione contro la Lega, ma gli accordi politici, i patti li fanno Bossi e Berlusconi. Lasciamo parlare i leader».
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