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Con Gabriella Greison sulle tracce (quantistiche) del senso della vita

La scienziata in "Ogni cosa è collegata" spiega quei sottili nessi a-causali che ci governano

Con Gabriella Greison sulle tracce (quantistiche) del senso della vita
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La definiscono «la rockstar della fisica», sui social network rende ogni atomo un'esplosione di idee, Gabriella Greison raggiunge il Punto G (anzi GG come il logo del suo sito personale) intuendo che Einstein non ci sarebbe mai arrivato ad immaginare che il tempo un giorno sarebbe stato scandito dal Tik Tok. Così ci ha pensato lei a colmare il vuoto: chiaramente quantistico, essendo i social «lo stato caratterizzato dal valore minimo dell'energia».

Il suo ultimo Ogni cosa è collegata, edito da Mondadori, la porta in giro per l'Italia e per il mondo con più di cento presentazioni all'anno riempiendo teatri, piazze, festival letterari, aule universitarie. Grinta da rockstar e sensualità da tacco dodici Gabriella Greison, per noi che non siamo fisici in tutti i sensi, ha compreso la lezione di Einstein che negli ultimi anni della sua vita disertava le conferenze per andare a parlare nelle strade del Bronx con i ragazzi di colore.

10 libri, 5 podcast, 3 programmi tv, libri ristampati in decine di edizioni, l'abbiamo incontrata a «Un libro per l'estate» - il festival letterario organizzato a Finale Ligure da Stefano Sancio (la sua libreria «Centofiori» è un punto di riferimento in Italia) e dalla giornalista Caterina Malavend.

Ogni cosa è collegata, ci racconta, «parte dalla vita e dalle opere di Wolfgang Pauli: un genio sui generis, vincitore nel 1945 del Premio Nobel per la fisica, tra i padri della meccanica quantistica, definito da Einstein come unico suo successore ma al contempo votato all'autodistruzione con una vita spesa tra sbornie, risse di strada e bordelli».

In particolare il libro racconta l' incontro con Ernest Jung. «Pauli aveva iniziato le sedute di analisi da Jung perché voleva che lui gli spiegasse cos'è l'amore: un sentimento che Pauli, abituato a pagare amaramente tutte le sue relazioni, non conosceva perché non ha amato nessuna donna».

E così tra le pagine del libro - rigore scientifico e passo narrativo da romanzo- leggiamo di come anche Jung fosse affascinato dal suo paziente così speciale. Risultato: si vedevano ogni lunedì alle 12, Pauli spiegava a Jung la fisica quantistica e non pagava. Era «un mutuo scambio tra menti eccelse». Attraverso la storia di questi due geni Greison ha voluto raccontare la forza anticipatrice di Pauli e della fisica quantistica, oggi alla base delle più importanti scoperte scientifiche moderne: dalle neuroscienze all'intelligenza artificiale.

Come è arrivata alla fisica quantistica? «La scienza mi ha sempre affascinata ma a scuola me la insegnavano con un'impostazione sbagliata». Laurea in Fisica nucleare all'Università di Milano, Greison (padre genovese e madre scozzese) ha lavorato due anni all'Ecole Polytechnique di Parigi: lì ha compreso ancor più la distanza tra umanisti e scienziati e «ho cercato di colmare questa distanza, di far capire come sino a che non saranno collegati questi due universi, il vero progresso sarà sempre più lontano».

Ed è per questo che ha deciso di raccontare la vita e le opere di Pauli, celebre per aver scoperto matematicamente il principio di esclusione, che gli ha fatto vincere il Nobel.

«Se la materia è fatta d'aria», ci spiega Greison, «perché non riesco a schiacciare completamente un oggetto? Per il principio di esclusione in base al quale gli elettroni non possono scendere sotto la loro orbita. Ma a Pauli si deve anche la scoperta matematica dello spin degli elettroni e quella dei neutrini».

A Jung si deve il concetto di sincronicità, per dare spiegazione alle coincidenze. «Elaborando questo nuovo concetto analizzando le sincronicità, abbiamo capito che non sempre c'è una causa che fa avvenire le cose, non sempre c'è un'azione scatenante, ma esiste anche la probabilità che avvengano certe cose che non immaginiamo neanche. Jung porta l'esempio di una sua paziente che gli aveva raccontato di aver sognato che qualcuno le aveva regalato un prezioso scarabeo d'oro. Mentre parlava, qualcosa aveva sbattuto contro la finestra: era proprio uno scarabeo».

Perché, e qui gli occhi della Greison si illuminano ancor più di passione, «ognuno di noi è alla ricerca di questo, no? Saremmo matti a non farci almeno una volta questa domanda. La vita, fine a se stessa, è solo biologia. Ciò che veramente ci servirebbe è un vero perché. Beh, forse c'è. Solo che forse non è un concetto scientifico. Il principio di indeterminazione di Heisenberg ci viene in aiuto. Se proviamo a osservare un sistema quantistico, lo mettiamo in condizione di non essere misurabile. La vita è così.

Se la osserviamo, non riusciamo a darle un vero senso o una vera origine. Quindi, senso e origine non sono misurabili con gli strumenti che abbiamo. Possiamo teorizzarne entrambi i principi». E questo libro aiuta a farlo.

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