Galliano, la basilica rediviva

E ra un decrepito cascinale in rovina. Oggi è un insigne monumento di cui ieri è ricorso il millenario della nascita, sottolineato dall’avvio di una serie di manifestazioni culturali. Parliamo della Basilica di San Vincenzo di Galliano (Cantù), chiesa romanica nata nei primi secoli del cristianesimo sul luogo di antichi culti religiosi e riconsacrata il 2 luglio 1007 da Ariberto d’Intimiano, futuro bellicoso arcivescovo di Milano che osò sfidare l’autorità imperiale di Corrado II.
Il complesso romanico fu veneratissimo di culto per secoli finché, dopo la Rivoluzione francese, la follia laicista ne decretò la sconsacrazione. Una commissione di esperti (di cui faceva parte perfino Andrea Appiani) definì la basilica priva di ogni interesse artistico.

Alla cecità degli «esperiti» supplì la devozione popolare che impedì la distruzione totale della chiesa grazie alla venerazione delle donne in gravidanza per una Madonna affrescata nella cripta. Agli inizi del ’900 l’intera città di Cantù, grazie alle sollecitazioni dell’archeologo Alfonso Garovaglio e del prevosto Carlo Annoni, si tassò per restaurare il millenario gioiello d’arte romanica.

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