Giudici, avvocati e Sanità in aiuto di adolescenti fragili

Si punta a un sistema di protezione dei minori sempre più integrato in risposta ai bisogni dei più deboli

Giudici, avvocati e Sanità in aiuto di adolescenti fragili
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Stringere le maglie di un lavoro di rete tra tutte le componenti, per far sì che la risposta sia adeguata alla domanda di cura e protezione dei minori. È la premessa del simposio organizzato a Palazzo Reale dall'Impresa sociale ControVento e dal Centro Studi Famiglia, in collaborazione con lo studio legale Bsva e Consorzio Sir. Con la consapevolezza che "la complessità sconfigge le nostre ambizioni di sovranità sulla conoscenza". Stefano Benzoni, neuropsichiatra infantile e perito del Tribunale di Milano, traccia subito la via per evitare di perdersi tra gli "Intrecci di protezione e cura: il minore e la convergenza delle professioni tutelanti" che è poi il titolo del convegno. Il cui punto di partenza e di arrivo sta nella tutela del minore, come anche la Riforma Cartabia ha suggerito.

Eppure ci si muove in un ginepraio di sistemi giuridici "che devono evitare schizofrenia tra gli ambiti civili e penali" per dirla con Fabio Roia, presidente del Tribunale di Milano. Ci sono i numeri a certificare quanto sia complesso il punto di partenza: l'indagine nazionale sul maltrattamento di bambini e degli adolescenti in Italia, nel rapporto 2023, parla di oltre 374mila minorenni in carico ai servizi sociali. Sono quasi 114mila le vittime di maltrattamento, per trascuratezza (37%) o abuso sessuale (2%). Nel 2024, l'81% degli accessi al Servizio di violenza sessuale e domestica ha riguardato proprio violenze sessuali, al 69% nella fascia 12-17 anni, con vittime 7 volte su 10 di nazionalità italiana. La frammentazione della casistica dà almeno una certezza: "Il mito della standardizzazione è disfunzionale e disumanizzante" prosegue Benzoni, che si appella invece a una strategia collettiva di approccio tra gli attori chiamati a tutelare i minori a livello giuridico, sanitario, psicologico e di reinserimento sociale. "Il ruolo della giustizia riparativa all'interno del carcere deve riorganizzare la speranza di una rinascita sociale" appunta Adolfo Ceretti, ordinario di Criminologia in Bicocca, sebbene "il Tribunale non è un ospedale dove si ricostruiscono le relazioni: gli avvocati non facciano gli psicologi di terza categoria" ammonisce Alessandro Simeone, presidente di Aiaf Lombardia.

Che il contesto sia difficile anche per la scarsezza di risorse che nasce già in tempi prepandemici - lo sostiene anche Maria Cristina Morelli, avvocato familiarista che ha seguito da vicino anche il caso di Eluana Englaro: "Siamo chiamati a operare in una società di consumi, svilimenti e droghe, in cui troppo spesso ci si rimpalla le responsabilità di intervento". Perché se "è inaccettabile che il 42% dei processi penali duri fra i 3 anni e i 3 anni e 9 mesi e serve adeguare i tempi della giustizia ai tempi dell'esigenza del minorenne coinvolto" aggiunge Roia, la necessità di una maggiore "velocità processuale non deve compromettere la profondità della valutazione clinica.

Serve potenziare gli strumenti stragiudiziali come la mediazione, evitando il rischio di psicologizzazione del diritto" chiude il criminologo forense Alberto Caputo. Facendo sì che i sistemi si parlino e diminuisca la distanza tra l'approccio teorico e quello pratico.

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