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"Mi batterò fino alle dimissioni". Nordio non molla sulle intercettazioni

Il ministro della Giustizia è determinato nel portare avanti la riforma: "La diffusione arbitraria di intercettazioni non è civiltà né libertà. Basta porcherie"

"Mi batterò fino alle dimissioni". Nordio non molla sulle intercettazioni

Nessun passo indietro. Carlo Nordio è assolutamente determinato nel portare avanti la riforma della giustizia, imprimendo così un cambio di passo rispetto al passato. Ieri il ministro ha fatto sapere di voler partorire una "profonda revisione" dello strumento delle intercettazioni e oggi ha rivendicato le sue intenzioni. Dunque, nonostante il parere contrario dell'Associazione nazionale magistrati, il Guardasigilli vuole tirare dritto e proseguire per la propria strada.

Il piano sulle intercettazioni

Il ministro della Giustizia ha le idee molto chiare. Ha specificato che il suo intervento non è da intendere come un atto di accusa nei confronti dei pubblici ministeri, ma come un campanello d'allarme per quanto riguarda la vigilanza: "È un problema se non vigili abbastanza per evitare che persone, anche non indagate, vengano delegittimate e il loro onore compromesso".

Nordio - tornando a parlare del tema intercettazioni durante la sua audizione in Commissione Giustizia della Camera per illustrare le linee programmatiche - ha annotato che "il vulnus non ha colpito solo politici e amministratori, ma anche magistrati". Ha parlato di una "porcheria" in riferimento alla diffusione "pilotata e arbitraria" di intercettazioni: "Questa non è civiltà e libertà ma una deviazione dei principi minimi di civiltà giuridica".

La riforma della giustizia

La volontà di promuovere una serie di cambiamenti al sistema trova ragioni anche nel fatto che inevitabilmente la giustizia civile ha un impatto sull'economia. A tal proposito Nordio ha spiegato che l'eccessiva durata dei processi "ci costa, secondo diversi studi, da 1,5 a 2 punti di Pil". Si tratta di "cifre intollerabili" anche perché, considerando il momento di emergenza economica, "se fossero recuperate potrebbero darci un forte respiro di sollievo".

La riforma si pone l'obiettivo di introdurre un "sistema coerente". Il che si traduce in interventi relativi alla seperazione delle carriere, alla discrezionalità dell'azione penale e alla differenza tra il giudice del fatto e il giudice del diritto. "Noi abbiamo un sistema ordinamentale penalistico incoerente perché poggia su pilastri incompatibili tra di loro", ha ammonito il ministro. Un ulteriore tema cruciale riguarda la custodia cautelare, che "non può essere lasciata al vaglio di un giudice singolo". Infine ha voluto sottolineare che il tutto non va bollato come "ideologia o aspirazione metafisiche".

Lo scontro con l'Anm

Giuseppe Santalucia, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, ha bocciato sia le parole sulle intercettazioni sia il passaggio sull'obbligatorietà dell'azione penale. Dall'Anm è arrivato un secco "no" anche sulla separazione delle carriere tra giudicante e inquirente: "Il pubblico ministero finirebbe per essere collocato sotto il controllo politico del governo". Da qui lo scontro con Nordio, secondo cui parlare di pm sotto l'esecutivo è una "bestemmia".

"Non è il primo passo verso la soggezione del pm all'esecutivo", ha aggiunto il ministro.

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