
L'accoglienza è stata quella riservata ai grandi, ma soprattutto a un primus inter pares. Il primo messaggio che giunge a Mosca da Anchorage è stato proprio questo. Nessuna freddezza, nessun tono amaro, al netto della posa muscolare da parte dell'ospite Donald Trump, fermo sul tappeto rosso a attendere Vladimir Putin, lo "smart guy".
Dal Cremlino arrivano toni trionfali dopo il summit in Alaska. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha scelto Telegram per esultare: “I media occidentali sono in uno stato di frenesia, al limite della follia. Per tre anni hanno parlato di una Russia isolata, e ora hanno visto il tappeto rosso steso per il presidente russo negli Stati Uniti”. Un messaggio che riflette l’umore di Mosca dopo un incontro presentato come storico, celebrato nonostante il conflitto in Ucraina sia ancora in corso.
A rilanciare la linea dura è stato anche Dmitrij Medvedev, ex presidente russo e oggi vicepresidente del Consiglio di sicurezza che ora sfida Washington con l'idea i proseguire i negoziati sotto le bombe. Sempre su Telegram, Medvedev ha sottolineato che i colloqui dimostrano come i negoziati siano possibili “senza precondizioni” e in parallelo al proseguimento della cosiddetta “operazione militare speciale”. Mosca, ha chiarito, non ha intenzione di deporre le armi. Secondo Medvedev, Putin ha potuto illustrare “in modo personale e dettagliato” le condizioni russe per arrivare alla fine del conflitto, mentre le responsabilità future nei negoziati sono state indirizzate verso Kiev e le capitali europee.
Ulteriore segno di rinnovata protervia, l'ambizione commerciale. Al termine del vertice, Putin ha scelto un registro economico, aprendo alla prospettiva di nuove intese con Washington. “Russia e Stati Uniti hanno molto da offrire l’uno all’altro”, ha dichiarato davanti ai giornalisti accanto a Trump. E ha elencato i settori di cooperazione possibili: commercio, energia, industria digitale, alta tecnologia, esplorazione spaziale, fino ai progetti nell’Artico e ai legami interregionali, in particolare tra l’Estremo Oriente russo e la costa occidentale americana.
Mosca cerca così di mostrare il vertice non solo come un passo
verso la diplomazia, ma come la fine della presunta emarginazione internazionale: il ritorno della Russia al tavolo delle grandi potenze, con lo sguardo rivolto al futuro degli affari e del potere globale.