Guerra

Blitz coi tank e raid lampo: cosa c'è dietro la strategia di Israele a Gaza

Unità corazzate, di fanteria e del genio dell'esercito di Israele hanno effettuato un secondo raid all'interno della Striscia di Gaza ritirandosi dopo aver raggiunto i propri obiettivi

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La scorsa notte le forze di difesa israeliane (Idf), hanno effettuato un secondo raid nel nord della Striscia di Gaza a cui hanno partecipato unità di fanteria, corazzate e reparti del genio della 36esima Divisione dell'esercito. Le Idf, in un comunicato, hanno riferito di aver condotto attacchi mirati colpendo dozzine di obiettivi terroristici appartenenti ad Hamas.

L'azione terrestre è stata accompagnata da incursioni di aerei da combattimento e Uav (Unmanned Air Vehicle) che hanno colpito obiettivi nel centro della Striscia di Gaza. In azione anche l'artiglieria israeliana, che ha colpito obiettivi nell'area di Shuja'iyya e in tutta la Striscia. L'esercito israeliano riferisce anche che durante questo secondo raid ha identificato e colpito numerosi obiettivi inclusi siti di lancio di missili anticarro, centri di comando e controllo militare, e ha eliminato miliziani di Hamas. Non siamo quindi davanti all'invasione terrestre, largamente preannunciata da Tel Aviv, bensì a una serie di attacchi di alleggerimento proprio in previsione di essa, o per una seconda finalità come vedremo a breve.

Le forze di Difesa israeliane sono entrate in azione con unità corazzate, di fanteria e di artiglieria per “ammorbidire” le difese di Hamas e per eliminare alcune postazioni chiave dei miliziani in modo da avere uno o più punti di ingresso nella Striscia di Gaza. Queste azioni sono state messe in atto impiegando tutti gli strumenti delle Idf, come detto nel comunicato, e si sono basate sulle informazioni raccolte nelle ultime settimane dalle forze speciali che si sono infiltrate nel territorio ostile, col compito di localizzare depositi, bunker, tunnel, postazioni senza dimenticare il tentativo di localizzare gli ostaggi detenuti dai miliziani di Hamas. Assisteremo quindi ad altri raid di questo tipo nei prossimi giorni, condotti partendo da altri punti di confine con la Striscia, anche per non rivelare ad Hamas le direttrici effettive della prossima invasione, ammesso che effettivamente sarà effettuata.

Gli Stati Uniti, infatti, hanno consigliato Israele di non procedere con un'invasione su larga scala, ovvero utilizzando reparti corazzati e di fanteria, suggerendo invece di continuare a colpire Hamas attraverso raid dall'aria mirati, con le forze speciali, e con altre piccole azioni “mordi e fuggi” dell'esercito. La Casa Bianca, infatti, qualche giorni fa aveva invitato il governo israeliano a non ripetere gli stessi errori compiuti dagli Stati Uniti in altre occasioni, come l'Iraq o l'Afghanistan, anche in considerazione della possibile escalation che scaturirebbe dall'invasione: l'Iran infatti ha minacciato di intervenire direttamente in quel caso, anche se è poco probabile – ma non impossibile – che utilizzi il suo poderoso arsenale di missili balistici per colpire Israele, preferendo un intervento diretto dei suoi proxy (presenti in Siria e in Libano) sostenuti dalle Irgc, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, o pasdaran.

Questi raid israeliani con forze di terra, quindi, potrebbero essere uno schema definitivo nel tentativo di eliminazione della minaccia di Hamas, sebbene si debba considerare che non sono risolutivi da questo punto di vista. Purtroppo nemmeno un'invasione lo sarebbe, in quanto non eliminerebbe la minaccia terroristica, e forse nemmeno Hamas, perché avrebbe come effetto immediato l'ulteriore radicazione di sentimenti anti-israeliani nella popolazione della Striscia di Gaza che porterebbero alla nascita di nuove fazioni armate, sempre sostenute da altri attori internazionali.

In ogni caso qui considerato, la campagna sarebbe sicuramente lunga, e riteniamo non risolutiva, come detto.

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