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L'attentato al generale russo e la "milizia anti-Putin": come funziona la guerra ombra di Kiev

Dagli attentati interni del 2022 alle incursioni oltreconfine: la dissidenza armata contro il Cremlino non è scomparsa, ma si è trasformata in una minaccia silenziosa e frammentata

L'attentato al generale russo e la "milizia anti-Putin": come funziona la guerra ombra di Kiev

Nelle ultime ore, l'attentato a Mosca che ha ucciso il generale Fanil Sarvarov ha riportato improvvisamente l’attenzione sulla sicurezza interna russa, nonchè il tema della cosiddetta “guerriglia anti-Putin”. Che fine ha fatto quella nebulosa di opposizione armata, della quale abbiamo ampiamente parlato da queste colonne, che tra la primavera del 2022 e l’estate del 2023 sembrava poter aprire una crepa interna nel regime di Vladimir Putin?

La guerriglia anti-Putin tra sabotaggi e incursioni

Nei mesi immediatamente successivi all’invasione dell’Ucraina una serie di episodi aveva alimentato l’idea di una resistenza armata interna alla Russia. Tra il 2022 e il 2023 si sono susseguiti incendi dolosi contro uffici di reclutamento militare, sabotaggi alla rete ferroviaria e attacchi contro infrastrutture statali, spesso concentrati nelle regioni occidentali del Paese. In quel periodo, l’assassinio di Darya Dugina nell’agosto 2022, tramite un’autobomba nei pressi di Mosca, aveva rappresentato uno spartiacque simbolico, mostrando come la violenza politica potesse colpire anche figure vicine all’élite ideologica del Cremlino.

Con il passare dei mesi, tuttavia, la repressione interna si è fatta sempre più capillare. Tra la fine del 2022 e tutto il 2023, nuove leggi antiterrorismo e una stretta senza precedenti sui media e sui canali Telegram hanno ridotto drasticamente lo spazio operativo delle cellule clandestine. Secondo diverse ricostruzioni, questo ha spinto la dissidenza armata verso forme di sabotaggio a bassa intensità, raramente rivendicate, difficili da distinguere da atti di criminalità comune o da operazioni coperte dei servizi di sicurezza.

Le autorità, questa mattina, parlano di un attentato mirato, evitando però di fornire immediatamente una ricostruzione dettagliata. Come già accaduto in casi precedenti, la prima reazione ufficiale è stata quella di evocare una regia esterna legata alla guerra con l’Ucraina. Tuttavia, analisti della sicurezza e commentatori occidentali hanno osservato come, almeno sul piano teorico, non si possa escludere un collegamento indiretto con quella galassia di dissidenza armata russa che continua a esistere tra clandestinità interna ed esilio armato.

Il Corpo Volontario Russo

Parallelamente, già dal 2023 il baricentro della cosiddetta guerriglia anti-Putin si è spostato progressivamente fuori dai confini russi. Un momento chiave in questa trasformazione è stato rappresentato dalle incursioni armate nelle regioni russe di Belgorod e Bryansk, avvenute tra maggio e giugno 2023. In quelle occasioni, gruppi di combattenti russi anti-Cremlino, partiti dal territorio ucraino, hanno condotto operazioni di breve durata ma ad alto impatto simbolico, dimostrando che la guerra poteva “rientrare” in Russia. Queste azioni hanno contribuito a far emergere una nuova figura di opposizione armata: il dissidente russo che combatte dall’esterno.

In questo contesto si colloca l’ascesa del Corpo Volontario Russo, nato nell’estate del 2022 e divenuto particolarmente visibile proprio nel 2023. Composto da cittadini russi che hanno scelto di combattere contro il proprio governo a fianco di Kiev, il gruppo ha progressivamente spostato il significato stesso della dissidenza armata. Non più guerriglia clandestina interna, ma forza paramilitare organizzata, con una leadership riconoscibile e una narrazione politica esplicita. Le sue operazioni, pur limitate sul piano militare, hanno avuto un forte valore simbolico e comunicativo.

La svolta più recente è arrivata pochi giorni fa, quando il Corpo Volontario Russo ha presentato una richiesta affinché i suoi rappresentanti partecipino alle attività della Piattaforma per il dialogo con le forze democratiche russe, in conformità con la risoluzione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, questo al fine di "garantire una rappresentanza equa di tutte le opinioni politiche e le forme di lotta contro il regime, poiché l'RDC è l'unica organizzazione politico-militare nell'ambito dell'opposizione russa, nonché l'unica orientata a livello nazionale", si legge sul loro canale Telegram, che incita alla vittoria dell'Ucraina e alla decostruzione del regime del Cremlino.

Il ruolo di Kiev

Questa decisione ha segnato una parziale istituzionalizzazione di un rapporto che, fino a quel momento, era rimasto in una zona grigia. Il Corpo Volontario Russo ha, infatti, recentemente espresso la propria gratitudine ai deputati della Verkhovna Rada dell'Ucraina Yulia Tymoshenko e Maria Mezentseva, nonché al vice presidente della Verkhovna Rada Oleksandr Kornienko per la Legge n. 14052Legge sullo status giuridico e l'assistenza sanitaria dei militari stranieri e degli apolidi”, approvata in seconda lettura e che entrerà in vigore tra tre mesi, che consentirà ai combattenti di ottenere un permesso di soggiorno temporaneo in Ucraina sulla base della carta d'identità militare e del loro contratto. Dal punto di vista dell’Ucraina, si è trattato di una scelta pragmatica, volta a regolare la presenza di combattenti russi anti-Putin sul proprio territorio e a rafforzare il messaggio politico secondo cui il conflitto non è soltanto uno scontro tra Stati, ma anche una frattura interna al mondo russo.

Parlare oggi di “guerriglia anti-Putin”, a distanza di tre anni dall’inizio della guerra, significa quindi confrontarsi con un fenomeno profondamente mutato nel tempo. Tra il 2022 e il 2023 la dissidenza armata aveva assunto tratti caotici e visibili; tra il 2024 e il 2025 si è trasformata in una costellazione più silenziosa, frammentata e in parte esternalizzata.

La morte del generale russo a Mosca, qualunque ne sia la matrice definitiva, agisce come un promemoria temporale e politico: il conflitto non si combatte solo lungo il fronte ucraino, ma anche in una dimensione interna e opaca, dove guerriglia, intelligence e guerra psicologica continuano a intrecciarsi senza mai fondersi del tutto.

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