Litio, Patriot e propaganda russa: cosa c’è dietro i piani di Trump per Kiev

Il presidente Trump ha deciso di riprendere la fornitura di armi all'Ucraina, ma cosa si nasconde dietro questa decisione?

Litio, Patriot e propaganda russa: cosa c’è dietro i piani di Trump per Kiev
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Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nella giornata di ieri ha annunciato che Washington riprenderà a fornire l'Ucraina di armamenti. Un annuncio largamente anticipato, e a lungo atteso, che non sorprende affatto date le premesse: sempre Trump, infatti, aveva affermato poco prima della dichiarazione ufficiale, di essere “deluso da Putin” che “di giorno parla e di notte bombarda”.

Il presidente Usa, durante un incontro col Segretario generale della Nato Mark Rutte alla Casa Bianca, ha affermato che “abbiamo un Paese che ha 17 Patriot che si preparano per essere spediti. Non ne avranno bisogno più. I 17 andranno, o gran parte del 17 andrà in zona di guerra”. Parallelamente, Trump ha dato un ultimatum al Cremlino quando ha affermato che se entro 50 giorni non si giungerà al cessate il fuoco, imporrà dazi molto severi – intorno al 100% - alla Russia e ai suoi partner.

Prima di analizzare il perché di questa decisione, occorre precisare che non sappiamo esattamente la tipologia di armamenti che verrà fornita all'Ucraina, e sebbene il presidente Usa abbia parlato, genericamente, di “17 Patriot” non si capisce se si tratti di 17 singoli lanciatori (con 4 celle di lancio ciascuno) oppure di 17 batterie (dotate di un numero variabile tra i 3 e i 4 lanciatori). Nemmeno il Pentagono, almeno sino a oggi, ha potuto chiarire questa ambiguità di fondo, che riguarda anche il Paese sconosciuto che si prepara a spedire i Patriot.

Quello che è sicuro, è che l'esecutivo statunitense ha deciso che saremo noi europei a dover cedere le armi all'Ucraina e acquistare quanto ceduto direttamente dal mercato Usa. Nonostante questo, si vocifera che gli Usa possano dare missili da crociera a lungo raggio basati a terra Tomahawk a Kiev e anche gli Agm-158 Jassm (Joint Air to Surface Standoff Missile), ovvero missili da crociera aviolanciati con una gittata di più di 320 chilometri, molto probabilmente sempre secondo il meccanismo “Europa compra, Ucraina riceve”. Probabilmente gli Stati Uniti non “cederanno” i Tomahawk, ma il ventilare questa possibilità rientra in un gioco d'azzardo trumpiano secondo la dottrina “escalate to de-escalate”.

Trump, dopo sei mesi di presidenza e dopo varie apertura a Mosca, ha capito che la Russia non intende fermarsi: del resto il presidente Putin, così come altri membri del suo governo, sono stati più volte molto chiari in merito, ma probabilmente Potus riteneva che si trattasse di propaganda. Come sappiamo però i russi non giocano a poker, e al Cremlino sono stati più scaltri “vedendo” la mano di Trump continuando a colpire l'Ucraina con sempre maggiori attacchi aerei, diventati più massicci e soprattutto diffusi sul territorio ucraino nel tentativo di interrompere le linee di rifornimento della logistica proveniente dall'Europa occidentale.

La Casa Bianca può anche aver considerato che una parte importante dell'accordo con Kiev è sfumata non per volontà del governo ucraino, ma per la lenta e costante avanzata russa di questi ultimi mesi: le truppe di Mosca, a giugno, hanno preso il controllo di una delle più preziose miniere di litio dell'Ucraina, situata vicino al villaggio di Shevchenko, nell'oblast di Donetsk. Capiamo bene che se una buona parte degli accordi per le risorse minerarie ucraine sono sfumati non per volontà di Kiev, ma perché la Russia non ha accennato minimamente a fermare la sua avanzata ma anzi ha aumentato l'intensità dei suoi attacchi, la presidenza Usa potrebbe considerato che fosse giunto il momento di sostenere apertamente l'Ucraina nel suo sforzo bellico.

In buona sostanza il presidente statunitense ha provato a giocare d'azzardo con Putin, e ha perso perché ha sottovalutato la reale volontà russa di voler proseguire nel conflitto, che Mosca ha sempre definito esistenziale, e che ha impegnato e sta impegnando sempre maggiori risorse, come ad esempio i bombardieri strategici Tupolev Tu-160 che per la prima volta a giugno sono intervenuti nel conflitto.

Ora Trump probabilmente ha provato a rilanciare durante quest'ennesima mano di poker, ventilando l'invio di armamenti a lungo raggio che l'Ucraina non ha mai visto prima, ma forse alla Casa Bianca dovrebbero capire che i russi non giocano d'azzardo.

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