
Forse non sapremo mai quando, come e chi, perché il Mossad può anche aver mostrato al mondo parte della sua missione segreta in Iran, ma non divulgherà o condividerà mai tutte le informazioni che ha raccolto insieme all'Aman, l'intelligence militare israeliana, e le hanno consentito di "vedere l'invisibile e fare l’impossibile” nel cuore del territorio nemico. Tuttavia, i primi indizi stanno "trapelando", che si tratti di una fuga di notizie "autorizzata" per farsi beffa di Teheran, o che sia frutto di semplice un "gola profonda", è interessante notare quali fili siano stati mossi dall'agenzia di spionaggio più temuta e prolifica del Medio Oriente.
Secondo quanto riportato da una fonte autorevole del Financial Times, che ha accondensentito a rilasciare alcune dichiarazioni a condizione di mantenere l’anonimato sulla propria identità, alle missioni ombra svolte dall'intelligence israeliano hanno preso parte profili di ogni tipo. Dalle unità speciali di commando, forse provenienti da Sayeret come la Matkal, che hanno operato "sul campo", a un dirigente di una società del settore delle telecomunicazioni che lavorava in Europa, e ha aiutato un "vecchio amico" che forse non sapeva essere un operativo del Mossad, a "progettare un telefono che assomigliasse a un Android economico ma che fosse in grado di trasmettere dati crittografati che imitassero il traffico dei social media". Dagli analisti militari dall'Unità 9900, una sezione preposta a ricercare semplici "indizi" in enormi quantità di dati ottenute dall'Aman, il Direttorato dell'intelligence militare, a un semplice riservista che avrebbe modificato un algoritmo per consentire ai militari di poter filtrare più agilmente le "immagini satellitari dei camion di carburante e distinguere quelli che trasportavano benzina da quelli con propellente per missili".
Così, un tassello dopo l'altro, gli 007 di Israele hanno pianificato e portato avanti "un'operazione tentacolare e pluriennale che si è appoggiata a ogni possibile risorsa a cui l'intelligence israeliana potesse attingere", spiega la fonte. Sono state impiegate informazioni Osint e Humint, satelliti commerciali per vedere l'invisibile, software, telefoni hackerati, agenti infiltrati da anni, che hanno condotto una pericolosa doppia vita sotto copertura, e fonti reclutate localmente tra i dissidenti del regime. Sono stati creati e utilizzati magazzini segreti, camion per il trasporto di materiale essenziale, nascondigli dove assemblare droni, e sistemi d'arma miniaturizzati installati su veicoli di uso comune per fare appunto l'impossibile.
L'obiettivo finale era quello di selezionare gli obiettivi strategici e i target di alto valore da eliminare nelle prime ore di un'operazione che avrebbe cambiato per sempre gli equilibri dell'Iran, grazie all'audacia e alla risolutezza di uomini che erano disposti a tutto. Come si legge nei romanzi di genere.
"Dal punto di vista dell'intelligence", ha commentato un ex funzionario di alto livello del Pentagono, siamo di fronte a "un'impresa impressionante come non se ne sono mai viste nella guerra moderna: dominio e penetrazione totale dell'intelligence, su una scala senza precedenti nella memoria recente". Stiamo parlando di "milioni di dollari e anni di sforzi" per affrontare la minaccia esistenziale dello Stato ebraico, quell'Iran che sembra covare al suo interno un dissenso pericoloso quanto il Mossad stesso. Un dissenso che serpeggia da anni e evidentemente minaccia la stabilità di Teheran che ora è a un bivio: continuare una guerra senza fine o incassare il colpo e tornare, indebolita, al tavolo dei negoziati di Washington.
La prima fase dell'attacco israeliano previsto dall’Operazione Am Kelavi, il popolo come un "leoncello" che secondo i versi della Torah "non si accovaccerà finché non avrà mangiato la preda e bevuto il sangue degli uccisi", non ha ancora raggiunto il suo grande obiettivo strategico, ossia la completa distruzione dei programmi nucleari e missilistici dell'Iran, né, come scrivono sul Financial Times, è riuscita a "indebolire il regime fino al collasso".
Ma ha senza dubbio dato sfoggio delle capacità del Mossad, che dopo la decapitazione dei vertici di Hezbollah in Libano, può ritenersi soddisfatta del suo operato e della conduzione della sua "guerra nascosta" e combattuta da anni con l'inganno. Proprio come recita il suo vecchio motto.