Guerra in Israele

Gaza, consegnato il primo carico di aiuti umanitari via mare

La nave Open Arms ha fatto sbarcare nella Striscia 200 tonnellate di alimenti forniti dall'Ong World central kitchen. Non è ancora chiaro come saranno distribuiti, viste le difficoltà di raggiungere tutte le zone dell'exclave con i combattimenti in corso

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A Gaza è arrivato il primo carico di aiuti umanitari via mare. La nave Open Arms ha fatto sbarcare nell’exclave 200 tonnellate di alimenti, tra cui riso, farina, legumi, verdure in scatola e proteine, fornite dall’Ong World central kitchen. Come riportato dal Times of Israel, l’organizzazione ha approntato un molto galleggiante per permettere alla chiatta piena di aiuti di approdare nella Striscia, in un’area senza infrastrutture portuali.

Tutto il carico è stato scaricato e viene preparato per la distribuzione a Gaza", ha affermato Wck sul suo sito. Non è ancora chiaro, però, il mondo in cui questo cibo sarà consegnato alla popolazione civile, considerando la situazione di conflitto ad alta intensità che rende difficile raggiungere tutte le persone bisognose. Nel frattempo, sono in corso i preparativi per l’invio di una seconda nave che, come Open Arms, partirà dall’isola di Cipro. Si sta discutendo, inoltre, l'apertura di un altro corridio con base a Malta. La decisione di approntare un ponte marittimo per la consegna dei carichi umanitari, così come quella degli Stati Uniti e della Germania di paracadutarli nelle zone isolate della parte nord di Gaza, è stata presa per ovviare alle limitazioni poste da Israele all’ingresso dei camion dal proprio territorio e dall’Egitto.

Nei prossimi due mesi, inoltre, i soldati americani della Seventh transportation brigade saranno stazionati nella Striscia per la costruzione di un porto galleggiate, che servirà come punto di arrivo per i carichi umanitari inviati da Cipro. Un piano, questo, che ha sollevato molti dubbi sia per le sue difficoltà logistiche, sia per i rischi legati alla sicurezza e alle condizioni meteo, dato che la costa di Gaza non presenta ripari naturali come baie o golfi che potrebbero proteggere la struttura. La situazione disperata dei civili palestinesi, però, non lascia molto spazio ad altre opzioni.

Screening nutrizionali condotti dall’Unicef nel nord dell’exclave a febbraio hanno rilevato che il 4.5% dei bambini nei rifugi e nei centri sanitari soffre di malnutrizione acuta grave. Un quadro drammatico, questo, che non migliora nelle altre aree della Striscia. A Khan Younis, il 28% dei minori sotto i due anni è affetto da malnutrizione acuta, mentre a Rafah si arriva al 10%.

Dall’inizio del conflitto, la comunità internazionale si è mobilitata per far fronte a questa crisi umanitaria, scontrandosi sia con la reticenza di Israele nel permettere l’ingresso di vaste quantità di aiuti nel territorio controllato da Hamas, per il timore che i sostenitori dei terroristi potessero sfruttare l’occasione per contrabbandare aiuti militari, sia con il fatto che i miliziani islamici hanno più volte sequestrato i carichi per mantenere il loro controllo sulla popolazione.

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