Guerra tra Israele e Hamas: tutte le fasi del conflitto

Sabato 7 ottobre, Hamas ha dato il via a un massiccio attacco contro Israele. La difesa israeliana è stata colta di sorpresa, ma è riuscita a riprendere il controllo del territorio dopo giorni di combattimenti. Le vittime sono 1200, in gran parte civili

Guerra tra Israele e Hamas: tutte le fasi del conflitto

Sabato 7 ottobre è stato ribattezzato come "l'11 settembre" dello Stato ebraico, colto di sorpresa dall'assalto di Hamas che ha causato un massacro di civili senza precedenti. In risposta, Tel Aviv ha dato il via all'operazione "Spade di ferro", con l'obiettivo di spazzare via l'organizzazione terroristica una volta per tutte.

Gli Stati Uniti hanno dichiarato il loro totale appoggio a Israele e sono pronti a rifornirli dell'equipaggiamento necessario a vincere la guerra. Il gruppo d'attacco della portaerei Uss Gerald Ford è arrivato nelle acque del Mediterrano orientale, rinforzato da una nave greca, per agire come deterrente a qualunque intervento di attori esterni al conflitto.

L'assalto di Hamas: missili su Israele e commando per le strade

Attorno alle 6.30 del mattino di sabato 7 ottobre, è scattata l’operazione “Diluvio al-Aqsa”. I miliziani palestinesi di Hamas hanno lanciato migliaia di razzi su Israele, puntando alla saturazione del sistema difensivo antiaereo “Iron dome”. Nelle ore successive, gruppi di terroristi si sono infiltrati nel territorio dello Stato ebraico in deltaplano e sfondando in più punti la rete che circondava l’exclave di Gaza tramite esplosivi e bulldozer. Secondo indiscrezioni del Washington Post, l'assalto su vasta scala era in preparazione dal 2022 con l'assistenza dell'Iran, che ha fornito armi, addestramento, logistica e personale.

L’esercito di Tel Aviv è stato preso di sorpresa e i pochi soldati stanziati intorno alla Striscia sono stati uccisi, rapiti o costretti alla ritirata. I guerriglieri hanno preso possesso dell’equipaggiamento abbandonato nelle basi e hanno iniziato a muoversi rapidamente tra i kibbutz e i villaggi vicini a Gaza, prendendo altri ostaggi e massacrando la popolazione inerme. I terroristi hanno preso di mira anche l’area di un rave party, in cui si trovavano migliaia di giovani.

Nelle notti del 7 e dell'8 ottobre, ulteriori gruppi di terroristi sono entrati in Israele, rinforzando il contingente di Hamas e portandolo a più di un migliaio di effettivi. Sfruttando la copertura della notte, altri commando hanno usato dei deltaplani per arrivare in profondità nel territorio israeliano, raggiungendo persino Tel Aviv. Questi gruppi isolati sono stati eliminati rapidamente dall’Idf. Lunedì 9 ottobre, la divisione politica dell'organizzazione terroristica ha annunciato che "non ci sarà alcuna tregua con Israele".

Già martedì 10, però, i miliziani si sono detti aperti al dialogo, poiché "abbiamo raggiunto i nostri obiettivi". "Per ora abbiamo mobilitato solo 2mila uomini su 40mila", ha riferito all'Associated Press Ali Barakeh, membro di alto rango dell'organizzazione terroristica in esilio in Libano. "E abbiamo abbastanza missili per rendere questa una guerra lunga". Lo stesso giorno, Hamas ha lanciato svariate salve di razzi su Israele, bersagliando diverse città, tra cui Ashkalon. In questi casi, il sistema "Iron dome" è riuscito ad intercettare la maggior parte dei vettori. Gli attacchi palestinesi sono continuati anche mercoledì 11, con missili diretti su Tel Aviv e su Ashdod, città a nord della Striscia, e piccoli gruppi di miliziani che hanno superato la frontiera ancora non completamente sigillata. I commando sono stati eliminati dall'Idf e il bombardamento non ha causato feriti.

La risposta di Israele: mobilitazione e raid aerei su Gaza

Dopo l’iniziale difficoltà, Israele ha iniziato a mobilitarsi per il conflitto. Sabato 7 ottobre, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato lo stato di guerra, approvato formalmente dal governo il giorno dopo. Mercoledì 11, il governo e l'opposizione hanno trovato l'accordo per un esecutivo di unità nazionale. Contemporaneamente, le unità speciali della polizia e le truppe dell'Idf hanno iniziato le operazioni offensive contro i miliziani di Hamas, nome in codice "Spade di ferro".

Nelle le successive 48 ore, le forze israeliane hanno bloccato l'avanzata dei terroristi e hanno iniziato le operazioni di epurazione nei villaggi occupati, eliminando circa 1500 combattenti nemici e portando in salvo alcuni civili rintanatisi in casa o rimasti nascosti nelle automobili crivellate di colpi. Contemporaneamente, le truppe stanziate alla frontiera con il Libano si sono scontrate con gli Hezbollah. Una squadra del gruppo terroristico filo-iraniano ha tentato di superare la frontiera a bordo di motociclette e, una volta respinto, ha sparato diversi colpi di mortaio contro una base radar israeliana, a cui l'Idf ha risposto con il fuoco di artiglieria. Lunedì 9, si sono verificati altri combattimenti in questa zona, ma gli Hezbollah hanno negato il loro coinvolgimento. Pare che si sia trattato di un commando della Jihad palestinese che ha tentato di infiltrarsi in Israele passando dal territorio libanese. Tra martedì 10 e mercoledì 11, i terroristi filo-iraniani hanno rinnovato i loro assalti, con lanci di razzi e missili anticarro contro tank e mezzi corazzati dell'Idf, a cui gli israeliani hanno risposto con bombardamenti tramite e elicotteri e colpi di artiglieria. Missili sono stati sparati anche dalla Siria da una forza al momento non precisata, ma sono caduti fuori dal territorio dello Stato ebraico o in aree disabitate.

L'aviazione ha dato il via ad una potente campagna di bombardamenti nella Striscia e lungo i valichi di confine con Israele, decimando altri rinforzi di Hamas. Diversi edifici a Gaza sono stati al suolo, tra cui alcune torri residenziali in cui i terroristi nascondevano uomini e armi, punti di osservazione, depositi di munizioni e siti di lancio dei missili. Lunedì 10 ottobre, l'esercito ha comunicato di aver ucciso il ministro dell'Economia del gruppo terroristico, Jawad Abu Shamala, e il responsabile degli Interni Zakariya Abu Moammar. Nel pomeriggio di lunedì 9 ottobre, l'Idf ha annunciato di aver riconquistato tutti i villaggi e i kibbutz occupati dai palestinesi, avvisando comunque della possibilità che nel territorio israeliano vi fossero altri combattenti. Il giorno successivo, le forze dello Stato ebraico hanno ripristinato la frontiera con Gaza, minando i passaggi aperti dalle forze di Hamas e respingendo altri tentativi di infiltrazione.

Intanto, è iniziata la mobilitazione dei riservisti che, in due giorni, ha chiamato alle armi ben 300mila soldati, a cui se sono aggiunti altri 60mila convocati martedì 10. Mezzi pesanti e obici di artiglieria sono stati spostati verso il fronte, in preparazione per l'offensiva di terra nella Striscia autorizzata dalla Knesset domenica 8. Il ministro della Difesa Yovan Gallant ha annunciato un "assedio totale" di Gaza, iniziato con il taglio dell'elettricità, del cibo, dell'acqua e del carburante: "Stiamo combattendo degli animali umani e ci comporteremo di conseguenza". La comunità internazionale ha chiesto a gran voce ad Israele di rispettare il diritto internazionale, un appello che probabilmente cadrà nel vuoto. La Striscia ha esaurito le sue riserve energetiche alle 14:00 di mercoledì 11 ottobre. L'attacco di terra israeliano sarebbe imminente.

Le vittime civili e gli ostaggi: la barbarie dei terroristi

Fin dalle prime ore della guerra, su internet sono circolati video e foto delle atrocità commesse dai miliziani di Hamas. I loro primi bersagli sono stati i civili, fucilati nelle loro macchine, per le strade e alle fermate dell'autobus. I terroristi, inoltre, hanno compiuto veri e propri rastrellamenti nei villaggi occupati, massacrando intere famiglie nelle loro case e prendendo ostaggi da trasportare a Gaza.

Nel kibbutz di Kfar Aza, vicino alla Striscia, i soldati israeliani si sono trovati davanti uno spettacolo atroce: oltre 40 bambini e neonati uccisi e decine di famiglie massacrate nelle loro case. La stampa internazionale è potuta entrare nell'insediamento solo martedì 10 e ha documentato l'orrore e la disperazione degli uomini dell'Idf, intenti a trasportare sacchi neri pieni di cadaveri.

Tra le scene più orribili, vi è anche la parata del cadavere martoriato di una soldatessa israeliana, trasportata per le vie della Striscia come un trofeo, e le immagini del corpo massacrato della giovane tatuatrice tedesca Shani Louk, buttato sul retro di un pickup con braccia e gambe spezzate, circondato da terroristi che festeggiano con orgoglio la loro vittoria su una ragazza inerme. Lunedì 10 ottobre è stato comunicato alla madre che la ragazza è viva, prigioniera a Gaza. Nel luogo del rave "Nova Party" si è consumata una carneficina: i miliziani hanno sparato sulla folla di ragazzi in fuga, mietendo almeno 260 vittime.

Ostaggi

Alcuni sopravvissuti hanno raccontato di essere stati inseguiti mentre scappavano a bordo delle loro vetture. Altri giovani presenti al festival sono stati rapiti e portati nella Striscia. Tristemente celebre è il caso di Noa Argamani, ritratta in un video mentre viene trascinata a bordo di una motocicletta da alcuni terroristi. Nella sera di lunedì 9 ottobre, si contano 800 morti israeliani e oltre 2mila feriti. Gli ostaggi in mano ai palestinesi dovrebbero essere circa 150, rinchiusi nei tunnel sotterranei e in case sicure a Gaza. Lunedì 10, i terroristi hanno minacciato che ne avrebbero ucciso uno per ogni bombardamento israeliano compiuto senza avvisare preventivamente i civili, trasmettendo l'esecuzione in streaming.

Non si hanno ancora notizie di tre italo-israeliani e di 17 americani dispersi dopo l'attacco di Hamas. Nelle mani dei terroristi vi sono anche dei bambini francesi, come confermato dal primo ministro di Parigi Elisabeth Borne.

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