Operazione “Shadow Watch”: la Royal Navy segue un sottomarino russo nel cuore dell’Europa

In un’operazione congiunta della Nato, la Royal Navy guida la sorveglianza di un sottomarino russo emerso nelle acque strategiche tra Francia e Regno Unito, rafforzando la sicurezza marittima europea

Operazione “Shadow Watch”: la Royal Navy segue un sottomarino russo nel cuore dell’Europa
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La fregata britannica HMS Iron Duke, con base a Plymouth, ha guidato una complessa operazione di sorveglianza marittima nell’ambito di una più ampia missione Nato, monitorando da vicino il sottomarino russo RFS Novorossiysk (classe Kilo) e il rimorchiatore di supporto Yakov Grebelsky. I due mezzi, durante il transito in superficie nei pressi dell’isola di Ushant, al largo della costa nord-occidentale francese e all’ingresso della Manica, sono stati sottoposti a una costante attività di tracciamento radar, visivo ed elettronico da parte delle forze alleate.

Le operazioni, condotte tra il 7 e il 9 ottobre 2025, sono iniziate nel Mediterraneo con l’intercettazione iniziale da parte della HMS Cutlass (Royal Navy Gibraltar Squadron) mentre il sottomarino attraversava lo Stretto di Gibilterra. Il monitoraggio è poi proseguito nel Golfo di Biscaglia grazie a una fregata francese classe FREMM, che ha successivamente passato la responsabilità alla HMS Iron Duke. Quest’ultima ha scortato le unità russe attraverso la Manica fino al loro ingresso nel Mare del Nord, dove il compito di sorveglianza è stato infine affidato alle marine dei Paesi Bassi e del Belgio. L’intera operazione ha coinvolto undici unità navali di sei Paesi membri dell’Alleanza, in condizioni meteomarine impegnative.

Strategia marittima e postura dissuasiva della Nato

La Royal Navy riporta che l’ intervento si inserisce nel quadro delle misure rafforzate di sorveglianza e deterrenza adottate dalla Nato per contrastare l’intensificarsi dell’attività navale russa nello spazio euro-atlantico. Secondo il Ministro della Difesa britannico, Al Carns, la frequenza di transiti russi nelle acque strategiche europee impone un livello di vigilanza permanente, volto a tutelare non solo la sovranità marittima del Regno Unito, ma anche la sicurezza delle infrastrutture critiche, come i cavi sottomarini e le vie di comunicazione navale.

L’operazione conferma la piena attuazione del Plan for Change, strategia nazionale del Regno Unito orientata a garantire risposte rapide, coordinate ed efficaci di fronte ad attività ostili o ambigue. La cooperazione tra le diverse forze navali alleate testimonia un alto livello di interoperabilità e coesione strategica, elementi essenziali per affrontare le sfide di uno scenario marittimo sempre più complesso, in particolare per quanto riguarda le minacce subacquee e ibride.

Il ritorno del Novorossiysk e la crisi logistica della Marina russa

Il RFS Novorossiysk, sottomarino diesel-elettrico della Flotta del Mar Nero, era già stato intercettato nel luglio precedente durante il suo ingresso nel Mediterraneo dalla HMS Mersey. Dopo circa tre mesi di permanenza operativa nella regione, la sua riemersione nel Golfo di Biscaglia ha destato particolare attenzione, anche a causa di indiscrezioni comparse su canali informali russi, secondo cui il battello avrebbe probabilmente subito una perdita interna di carburante. Tali voci, seppur smentite da analisi tecniche occidentali che hanno escluso rischi concreti di esplosione, hanno evidenziato per alcuni esperti le difficoltà operative cui è sottoposta la flotta russa.

La vera criticità emersa, secondo analisti, potrebbe riguardare invece la crescente fragilità logistica della Marina russa nel Mediterraneo. Con l’accesso al Mar Nero limitato dal contesto bellico e con le tradizionali basi siriane divenute inaccessibili, le unità russe sembrerebbero oggi costrette a lunghe e complesse rotte di rientro verso i porti del Baltico. Il Novorossiysk ha affrontato la traversata alternando fasi di navigazione sommersa e in superficie, scortato da un rimorchiatore oceanico, segno evidente di una capacità autonoma ridotta. Questo quadro quindi tende a riflettere un ridimensionamento sostanziale della proiezione navale russa nel quadrante mediterraneo.

La HMS Iron Duke, rientrata alla base navale di Devonport il 10 ottobre, ha concluso così la sua diciannovesima missione di tracciamento nell’ultimo anno. In totale, sono stati 27 i mezzi navali russi monitorati dalla nave nello stesso periodo.

Tali numeri confermano il ruolo chiave svolto dal Regno Unito nel garantire la sicurezza del fianco marittimo europeo e dimostrano come il controllo degli spazi marittimi e la sorveglianza delle rotte strategiche rimangano strumenti fondamentali per la stabilità e la difesa collettiva dell’Alleanza Atlantica.

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