
Tre morti. Il parroco di Gaza, Gabriel Romanelli, ferito in modo lieve a una gamba. E con lui una decina di sfollati, tra cui bambini e disabili. Uno è in condizioni critiche, due sono gravi. Il giorno 650 di guerra fra Hamas e Israele nella Striscia palestinese alza il livello di indignazione generale per un conflitto sempre più distruttivo e sanguinoso, del quale non si vede ancora la fine. I raid israeliani ieri hanno colpito l'unica parrocchia cattolica dell'enclave, la Sacra Famiglia nel quartiere Al-Zaytun, a Nord di Gaza City, che offriva rifugio a 600 evacuati, tra cui molti bimbi e 54 disabili. L'edificio, già colpito due volte nel dicembre 2023 e pochi mesi dopo, ha subìto danni significativi. Le vittime sono il portiere della parrocchia, Saad Issa Kostandi Salameh di 60 anni, e due donne: Foumia Issa Latif Ayyad, un'anziana di 84 anni che si trovava in una tenda della Caritas adibita a centro per il sostegno psicologico, e Najwa Abu Dawud, deceduta ore dopo per le ferite riportate.
Ma è soprattutto la valenza simbolica di quel che è accaduto a scatenare reazioni forti e a convincere ancora di più la comunità internazionale della necessità di aumentare la pressione per fermare il conflitto. Il presidente Usa Trump ha chiamato il premier israeliano Netanyahu. Papa Leone XIV, «profondamente addolorato», ha rinnovato con un telegramma a firma del Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin l'appello a «un immediato cessate il fuoco». Per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni «sono inaccettabili gli attacchi contro la popolazione civile», una definizione usata anche dalla Cei, che chiede: «Tacciano le armi».
Le Forze armate israeliane (Idf) annunciano indagini su quello che definiscono al momento «un incidente» e che avrebbero anche chiamato «un errore di tiro». Israele esprime «profondo rammarico» e spiega tramite il ministero degli Esteri di «non prendere mai di mira chiese o siti religiosi», rammaricandosi «per qualsiasi danno causato». L'ambasciatore israeliano a Roma, Jonathan Peled, ribadisce il concetto ma spiega che «Israele sta conducendo una guerra di estrema complessità contro un'organizzazione terroristica sanguinaria che, in spregio a ogni principio umanitario, si scherma dietro la popolazione civile di Gaza in scuole, ospedali e luoghi di culto». Anche l'Unione delle Comunità ebraiche italiane esprime «cordoglio e dolore». Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, promette di non lasciare «mai sola la gente di Gaza» e precisa che «questa tragedia non è più grande né più terribile di molte altre che hanno colpito la Striscia».
La speranza è che l'episodio dia un'accelerazione ai negoziati per la tregua di 60 giorni. Dopo l'ottimismo espresso il giorno prima da Trump, fonti palestinesi riferiscono di «progressi». Hamas avrebbe approvato la nuova mappa presentata da Israele, che include il ritiro delle forze dell'Idf dal corridoio di Morag, la linea di separazione tra Khan Younis e Rafah, nel Sud. I soldati rimarrebbero a circa un chilometro a nord del corridoio Filadelfia, la linea di demarcazione fra l'enclave e l'Egitto, invece che a due km, come previsto dalla precedente proposta rifiutata dagli islamisti.
La situazione resta drammatica nella Striscia. Per l'Unicef, più di 17mila vittime sono bambini, una media di 28 al giorno.
Quanto al fronte Siria, nonostante la tregua annunciata tra beduini sunniti e minoranza drusa dopo i raid israeliani, le tribù di musulmani hanno lanciato una nuova offensiva nella provincia di Sweida. Benjamin Netanyahu ha intimato che farà rispettare le sue «linee rosse», vietando all'esercito siriano l'intera area tra Damasco e il confine con Israele.