
Mancano poche ore all’incontro che il mondo intero osserva con il fiato sospeso. Donald Trump e Vladimir Putin si siederanno allo stesso tavolo, inaugurando un percorso che, pur non promettendo una pace immediata, potrebbe aprire uno spiraglio verso la fine del conflitto ucraino. Non sarà un vertice risolutivo, ma il primo passo di una trattativa ad alta tensione, in un contesto internazionale carico di rivalità, interessi strategici e vecchi rancori.
A differenza degli accordi di Minsk di dieci anni fa – dove gli Stati Uniti erano rimasti in secondo piano – questa volta la posta in gioco è globale. Per l’Europa, la guerra in Ucraina è ormai una questione vitale di sicurezza: ha innescato una nuova corsa agli armamenti e reso urgente trovare un compromesso capace di frenare le ambizioni russe.
La scelta di Anchorage come sede non evoca la “nuova Yalta” del 1945: le due potenze oggi sono rivali, non alleate. Il Cremlino intende usare l’occasione per affrontare questioni di dottrina nucleare e sicurezza strategica, mentre Washington potrebbe inserire sul tavolo anche la leva economica e lo sfruttamento delle materie prime critiche, comprese quelle in territorio americano.
Gli accordi di Minsk (2014–2015), negoziati da Ucraina, Russia e OSCE con il successivo intervento di Francia e Germania, prevedevano cessate il fuoco, ritiro di armi pesanti, scambi di prigionieri e autonomia per le regioni separatiste. Ma le violazioni quotidiane, le restrizioni agli osservatori e il disaccordo sulla sequenza dei passi politici e militari bloccarono ogni progresso. Alla vigilia dell’invasione russa del 2022, gli accordi erano già considerati carta straccia.
Oggi, Kiev chiede il ritiro totale delle truppe russe e il ripristino dei confini del 1991; Mosca rivendica le aree annesse e la neutralità ucraina. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha evocato un trattato internazionale vincolante, simile agli accordi di Dayton per la Bosnia, che includa: cessate il fuoco verificato, ritiro parziale o totale delle forze russe, status speciale per le regioni contese, garanzie di sicurezza multilaterali e impegno a non entrare nella NATO. Un’alternativa discussa è la “soluzione coreana”: congelare la linea del fronte senza riconoscimenti formali, mantenendo una zona demilitarizzata sotto supervisione internazionale. Sarebbe una tregua permanente ma non una pace vera, lasciando irrisolta la questione territoriale.
L’espansione dell’Alleanza Atlantica verso Est è da sempre un punto di frizione per il Cremlino. L’Ucraina non ha mai ricevuto un percorso rapido di adesione, ma considera l’articolo 5 della NATO l’unica protezione efficace. Nel 2023, il G7 ha offerto a Kiev garanzie di sicurezza bilaterali di lungo termine. Fra le ipotesi: una forza multinazionale di “rassicurazione” da schierare in zone interne dopo una tregua. Trump, inizialmente restio a nuovi impegni, avrebbe poi manifestato disponibilità a condividere tali garanzie con l’Europa. Giorgia Meloni ha proposto un’estensione ad hoc della protezione NATO all’Ucraina senza adesione formale, ma l’implementazione resta incerta.
Un’altra opzione è l’ingresso nell’Unione Europea. Mosca oggi non vede più l’adesione di Kiev come una minaccia paragonabile a quella della NATO. L’articolo 42.7 del Trattato UE prevede una clausola di mutua difesa, mai attivata, che offrirebbe protezione in caso di aggressione armata. Tuttavia, l’adesione non è attesa prima del 2030 e i negoziati sono attualmente bloccati dal veto dell’Ungheria.
La Russia, intanto, si riguadagna un posto in prima fila dopo anni da paria. Mosca ora si aspetta una visita di ritorno dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump dopo l'Alaska: così ha dichiarato in un'intervista alla Tass Rodion Miroshnik, inviato speciale del Ministero degli Esteri russo per i crimini del regime di Kiev. Alla domanda se Trump potesse visitare la Russia, Miroshnik ha risposto: "Se il leader russo si recherà negli Stati Uniti, ci aspettiamo che il presidente degli Stati Uniti visiti la Russia a sua volta.
Questo è logico e sottolinea lo sviluppo e l'espansione delle relazioni tra Russia e Stati Uniti, dato che i legami tra le due maggiori potenze geopolitiche non riguardano solo l'Ucraina".Alle 21.00 ora italiana, la storia attende.