Ritiro dell'Idf e tecnocrati palestinesi: cosa prevede il piano di Trump in 21 punti

Il progetto, rivelato dal Times of Israel, esclude Hamas dalla futura governance, prevede la liberazione di ostaggi e prigionieri, e punta a un percorso graduale verso uno Stato palestinese

Ritiro dell'Idf e tecnocrati palestinesi: cosa prevede il piano di Trump in 21 punti
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Un piano in 21 punti, messo a punto dall’amministrazione Trump e ottenuto dal Times of Israel con conferme da due fonti a conoscenza del dossier, traccia una possibile via d’uscita dalla guerra a Gaza. Fonti di Hamas, tuttavia, hanno precisato al media al Araby in Qatar di non aver ancora ricevuto il piano.

L’architettura del progetto prevede la nascita di un governo transitorio formato da tecnocrati palestinesi, incaricati di gestire i servizi quotidiani per la popolazione della Striscia. Questo comitato non opererebbe in autonomia: sarebbe posto sotto la supervisione di un nuovo organismo internazionale guidato dagli Stati Uniti, in consultazione con partner arabi ed europei. Allo stesso organismo spetterebbe il compito di definire il quadro finanziario per la ricostruzione di Gaza, fino al completamento del piano di riforme dell’Autorità Nazionale Palestinese.

Il documento sottolinea che Israele non occuperà né annetterà Gaza al termine del conflitto. Le Forze di Difesa israeliane consegneranno gradualmente il controllo del territorio, man mano che una forza internazionale temporanea garantirà stabilità e sicurezza. Questa missione, sviluppata in collaborazione con partner arabi e internazionali, avrà il compito di addestrare una nuova forza di polizia palestinese, destinata a diventare l’organo di sicurezza interna di lungo periodo.

Hamas, secondo il piano, sarà esclusa da qualsiasi ruolo politico nella Striscia. L’accordo impone lo smantellamento delle infrastrutture militari offensive, compresi tunnel e arsenali, e richiede ai futuri leader di Gaza un impegno formale alla coesistenza pacifica con Israele e i vicini regionali. Tuttavia, viene prevista un’apertura: i membri di Hamas che accetteranno la coesistenza pacifica potranno beneficiare di un’amnistia, mentre chi sceglierà di lasciare Gaza riceverà garanzie di passaggio sicuro verso Paesi terzi.

La questione degli ostaggi è centrale. Entro 48 ore dall’accettazione dell’accordo, tutti gli ostaggi — vivi o deceduti — dovranno essere restituiti. In cambio, Israele si impegnerà a liberare centinaia di prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo, oltre a circa un migliaio di detenuti arrestati dall’inizio del conflitto, insieme ai corpi di centinaia di palestinesi.

Infine, il piano mette in chiaro che nessuno sarà costretto a lasciare Gaza: i residenti potranno restare e contribuire alla ricostruzione, mentre a chi sceglierà di partire sarà garantito il diritto di ritorno.

L’obiettivo dichiarato è quello di creare le condizioni per un percorso politico credibile verso la nascita di uno Stato palestinese, riconosciuto come legittima aspirazione nazionale, ma subordinato al completamento delle riforme e alla stabilità interna.

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