Guerra in Israele

Il gioco perverso di Hamas: cosa è successo agli ostaggi

Nelle immagini condivise dai terroristi, la 26enne Noa Argamani racconta la tragica fine degli altri due ostaggi e dichiara che sono rimasti uccisi in seguito a due attacchi delle forze israeliane

Il gioco perverso di Hamas: cosa è successo agli ostaggi

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"Uccisi dalle Idf". Il racconto di Noa nel nuovo video dell'orrore di Hamas

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Per quasi 24 ore Hamas ha mantenuto in piedi il suo gioco perverso, tacendo sul destino dei tre ostaggi apparsi in un video diffuso domenica 14 gennaio. Nella sera di lunedì, i terroristi hanno condiviso il resto del filmato, dando una risposta tragica: Yossi Sharabi e Etai Sabirski sono morti. A raccontarlo è Noa Argamani, la studentessa 26enne rapita dal “Supernova festival” il 7 ottobre e prigioniera da 100 giorni nella Striscia.

Eravamo in un edificio che è stato colpito da tre razzi degli F-16 delle forze israeliane”, afferma la ragazza. “Siamo finiti sepolti sotto le macerie. I soldati di al-Qassam hanno salvato me e Etai. Non siamo riusciti a salvare Yossi”. La giovane spiega che dopo due giorni sono stati spostati in un altro luogo e che, durante il viaggio, anche Sabirski è stato colpito “da un attacco delle Idf” e che non è sopravvissuto. Lei stessa afferma di essere stata ferita e di avere ancora schegge di shrapnel nel cranio. “Etai Sabirski e Yossi Sharabi sono morti per colpa di attacchi del nostro stesso esercito. Fermate questa follia e portateci a casa. Finché siamo ancora vivi portateci a casa” è l’appello disperato che Noa rivolge alle autorità dello Stato ebraico. Le immagini poi cambiano per mostrare i corpi dei due ostaggi morti, avvolti in teli bianchi macchiati di sangue.

Poche ore prima di pubblicare il video, Hamas ha diffuso un’immagine che invitava gli utenti ad indovinare lo stato di salute dei tre prigionieri. “Un gioco malato. Sono dei mostri”, si legge sul profilo X ufficiale dello Stato di Israele. Confermare il racconto di Noa è impossibile, considerando che non è noto in quale edificio si trovassero, né tanto meno quando lei e Etai sono stati spostati o lungo quale strada. Vi è la possibilità che siano rimasti coinvolti in un attacco aereo israeliano, considerando l’intensità dei bombardamenti e il fatto che Hamas, come riferito dalla ragazza, li abbia tenuti sotto la sorveglianza degli uomini delle brigate al-Qassam, bersagli legittimi delle Idf. Si può anche ipotizzare che i terroristi li abbiano utilizzati come scudi umani, come pare stia facendo il leader dell’organizzazione Yahya Sinwar all’interno del suo nascondiglio sotto Khan Younis.

Di chiunque sia la responsabilità, la morte di Yossi Sharabi e Etai Sabirski è un duro colpo per il governo di Benjamin Netanyahu.

Il premier, infatti, ha rassicurato più volte che l’esercito e i servizi segreti stanno facendo tutto il possibile per riportare a casa gli ostaggi, ma dopo 100 giorni di guerra le famiglie dei rapiti continuano a manifestare, sostenendo che l’esecutivo non si stia impegnando quanto dovrebbe per salvare i loro cari, e a fare pressioni affinché Tel Aviv e Hamas raggiungano un accordo per un cessate il fuoco e la loro liberazione.

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