
Donald Trump aveva scelto Anchorage per il suo faccia a faccia con Vladimir Putin con l’obiettivo dichiarato di mostrare al mondo le sue doti di negoziatore. Il risultato, però, è stato a metà: il presidente americano ha ottenuto visibilità e un ritorno simbolico, ma non l’accordo che sperava per fermare la guerra in Ucraina.
Il vertice è iniziato con una coreografia che ha giocato a favore del presidente USA. Un caloroso benvenuto, la stretta di mano sul tappeto rosso, il sorvolo dei bombardieri, i due leader che hanno persino condiviso la limousine presidenziale – una scena dal forte impatto mediatico, che ha proiettato Trump come figura centrale capace di riportare Putin sul palcoscenico internazionale dopo anni di isolamento. Il presidente ha potuto presentare l’incontro come “molto produttivo”, parlando di “progressi significativi” e lasciando intendere che si sia aperta una finestra per future intese. La cornice, i sorrisi e l’atmosfera amichevole gli hanno permesso di rivendicare un ruolo da protagonista nel ridisegnare la diplomazia mondiale, rilanciando l’immagine di un’America che tratta alla pari con Mosca.
Per Trump, inoltre, c’è stato un guadagno di natura politica interno: Putin ha riconosciuto pubblicamente la sua narrativa secondo cui, se avesse vinto le elezioni del 2020, la guerra non sarebbe mai scoppiata. Una dichiarazione destinata a rafforzare la base trumpiana.
Dietro la scenografia, però, è mancata la sostanza. Dopo due ore e mezza di colloqui, non c’è stato alcun cessate-il-fuoco, né un impegno concreto da parte russa. Trump ha dovuto ammettere: “Non ci siamo ancora, ma abbiamo fatto qualche passo avanti”. In pratica, nessun accordo, solo la promessa vaga di altri incontri. Putin è tornato a casa senza concessioni, senza nuove sanzioni, con il vantaggio di aver ottenuto legittimazione internazionale – accolto da Trump come un partner e non come un aggressore. Questo sbilanciamento lascia la sensazione che sia Mosca, più che Washington, a guadagnare tempo: ogni giorno che passa, l’esercito russo continua a logorare le difese ucraine.
Il summit, inoltre, ha sollevato inquietudini in Europa e a Kiev. L’esclusione di Zelensky ha fatto temere che gli Stati Uniti possano negoziare sopra la testa dell’Ucraina, minando il principio del “nulla su di noi senza di noi”. E il silenzio di Trump sugli attacchi russi contro i civili ha rafforzato la percezione che l’interesse americano sia rivolto più a salvaguardare i propri spazi di influenza che a garantire una “pace giusta”. Infine, l’assenza di dettagli e il rifiuto di rispondere alle domande dei giornalisti hanno dato l’immagine di un presidente insoddisfatto, costretto a tornare a Washington senza il “deal” che aveva promesso.
Trump torna dall’Alaska con immagini potenti – il red carpet, la mano nella mano con Putin, il volo dei jet americani nel cielo – ma senza un accordo che segni una svolta. Ha guadagnato prestigio simbolico e rafforzato la sua narrativa politica, ma ha perso l’occasione di piegare Putin almeno a una tregua temporanea. Il vertice ha dunque mostrato i limiti della sua strategia: tanta scenografia, un po’ di consenso interno, ma pochi risultati tangibili sul terreno di guerra.
Trump ha affermato che sia Putin che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky desiderano che lui partecipi a un possibile incontro futuro tra i due leader per discutere un percorso verso la pace. "Entrambi mi vogliono lì", ha detto Trump in un'intervista a Fox News con Sean Hannity. "Entrambi mi vogliono lì, e io ci sarò". Dove, ancora non si sa. Trump ha anche ammesso di aver sbagliato a pensare che il conflitto tra Russia e Ucraina sarebbe stato "il più facile" da risolvere, rifacendosi alla sua promessa elettorale di porre fine alla guerra in 24 ore. "Pensavo che questa sarebbe stata la più facile di tutte, e invece è stata la più difficile", ha chiosato Trump. Esaurite le possibilità dell'accordo-lampo, ora Washington opta per un parziale scaricabarile: durante i colloqui, Trump ha dichiarato di aver concordato con la sua controparte russa che la guerra in Ucraina terminerà con uno scambio di territori e una qualche forma di garanzia di sicurezza da parte degli Stati Uniti.
"Ora tocca davvero al presidente Zelensky portare a termine la questione", ha detto Trump in un'intervista a Fox News. "Immagino che organizzeranno un incontro tra il presidente Zelensky, il presidente Putin e me". "Organizzeranno": ma chi? Difficile saperlo.