Cronaca locale

I manifesti? Pisapia parli delle moschee

E meno male che c’è Lassini. Se non ci fosse stato l’ex sindaco di Turbigo con i suoi manifesti sui giudici e sulle Br a dare un po’di adrenalina alla spenta sinistra milanese e al bocceggiante Terzo Polo saremmo ancora qui a cercarne notizia. E invece eccoli qui tutti pimpanti a battere sulla grancassa di una campagna elettorale gestita sottotraccia più per necessità che per scelta.
Ma ora che c’è Lassini, ora che nel Pdl si sono agitate le acque, ora che pare possa aprirsi uno spiraglio in una sfida che comunque sembra segnata, alza la voce anche Giuliano Pisapia che parla di una Moratti in mano ai falchi, povera lei: «É consapevole - ha detto ieri l’avvocato- del fallimento su tutti i fronti. Ha capito che sta perdendo Milano...». Certo che il candidato del centrosinistra fa bene a concentrasri su Lassini come se fosse l’unico, vero argomento di cui discutere in questa città per cercare di acciuffare qualche voto in più tra i moderati. Perchè altrimenti gli toccherebbe affrontare un dibattito più specifico sui temi della campagna elettorale. La «sua» campagna elettorale, quella che qualche imbarazzo ai moderati lo crea sul serio. E allora l’avvocato dovrebbe spiegare ai milanesi dove vorrebbe far costruire una o più moschee, o cosa pensa del Leoncavallo e degli altri centri sociali e come intende risolverebbe la questione dei campi rom rimasti in piedi. Stupidaggini, certo. Che però alla gente che il 15 maggio andrà alle urne magari interessano un filo di più dei manifesti che Lassini ha appeso in giro per la città. Ma non bisogna sottilizzare. La sinistra a Lassini faccia un monumento perchè l’ha fatta uscire dal coma e spieghi però come mai lo vuol mettere in croce ( e la Moratti con lui) per un’opininione che tanto simile sembra a quell’attacco alla magistratura che il radicale Marco Cappato ha fatto qualche giono fa in merito all’indagine sulle firme false alle regionali del 2010 al presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro. Insinuazioni, allusioni, relazioni pericolose con il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni che però non hanno provocato nessuna presa di coscienza e nessuna indignazione. Dal distratto Pisapia all’esuberante Manfredi Palmeri che è stato per anni al fianco della Moratti e solo ora ha scoperto che non è mai stata la donna dei suoi sogni, un silenzio assordante. Non mi pare che nessuno abbia chiesto a Cappato una marcia indietro. Ma va così.

La morale cambia, dipende dai punti di vista.

Commenti