Palermo - Un pattugliatore della Marina militare ha attraccato alla banchina del Porto di Tripoli gestito dalla Polizia doganale riportando in Libia 213 immigrati, mentre potrebbero arrivare altri migranti di un barcone soccorso nel canale di Sicilia. Gli immigrati sbarcati stamattina a Tripoli sono 163 uomini, 48 donne e due bambini, quasi tutti di origine nigeriana. La politica italiana dei respingimenti negli ultimi giorni ha riportato a Tripoli già 557 immigrati. Erano 227 quelli ricondotti da due motovedette italiane e da un'imbarcazione della Guardia di Finanza, nella giornata di giovedì, 77 venerdì, grazie al soccorso di una imbarcazione per l'assistenza alla piattaforma Eni e 213 questa mattina.
Il nuovo respingimento di immigrati clandestini bloccati in mare fra Libia e Sicilia riaccende di nuovo la polemica e lo scontro fra governo, maggioranza e opposizione.
Maroni: respinti 1500 clandestini Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni: "Questa mattina mi ha chiamato il capo della polizia Antonio Manganelli e quando chiama il capo della polizia sono sempre un po' preoccupato: o è una buona notizia o è una cattiva. Purtroppo lui ha sempre la stessa voce e all'inizio non si capisce che notizia sia. Per fortuna questa volta mi ha detto 'ministro, le confermo che alle 8.15 abbiamo riportato a Tripoli altri 240 clandestini'". Maroni ricorda che "abbiamo cominciato dopo 10 mesi di trattativa complicata con la Libia ad applicare il principio del respingimento. Sulle acque internazionali che sono di tutti e di nessuno non possiamo lasciarli? Bene non facciamo altro che riportarli da dove sono venuti". "Abbiamo cominciato cinque giorni fa - sottolinea il ministro -. Sino a oggi abbiamo respinto oltre sei barconi per circa 1500 clandestini che sarebbero dovuti essere ospitati da noi. Una svolta importante non è una novità in assoluto, ma assoluta nei confronti della Libia da cui arrivano oltre il 90% degli sbarchi avvenuti a Lampedusa. Chiudendo l'emorragia dalla Libia, possiamo dire che la piaga dell'immigrazione clandestina può dirsi risolta. Non è stato facile. Confermo e garantisco che le critiche, le accuse anche violente che ci vengono fatte da qualche rappresentante dell'Onu, che non è l'Onu, e da qualche organizzazione cattolica, che non è il Vaticano, mi entrano da una parte e escono dall'altra. Siamo i garanti per tutta Europa non solo per l'Italia".
Bossi: la nostra linea fa proseliti "La nostra linea fa proseliti". Lo ha detto il segretario federale della Lega Nord, Umberto Bossi, arrivando a Vicenza per partecipare agli Stati Generali del Carroccio, facendo riferimento alle posizioni di maggioranza e del presidente del Consiglio Berlusconi, sull'immigrazione. "La sinistra che respingeva i gommoni dall'Albania adesso attacca Maroni forse perché i suoi risultati erano scarsi". "I primi razzisti evidentemente sono stati loro, quindi - ha proseguito -. La cosa principale che sta emergendo è quella che i ministri non sono quelli che fanno le leggi e basta, ma quelli che ora le applicano".
Calderoli: il no all'Italia multietnica una rivoluzione L'intervento del presidente del Consiglio che rifiuta un'Italia multietnica, per Roberto Calderoli, "sottolinea un passaggio rivoluzionario rispetto al passato". Calderoli lo ha osservato a Vicenza a margine degli Stati Generali della Lega Nord. "I respingimenti non sono mai esistiti prima d'oggi - ha proseguito - sono merito della Bossi Fini e oggi si possono realizzare". Calderoli nega che questo nuovo corso di Berlusconi possa influire sul consenso elettorale. "Nessun fastidio - ha precisato il ministro - sono per la leale collaborazione tanto tra l'originale e la imitazione tutti scelgono l'originale. Di Lega ce n'é una sola". L'esponente del Carroccio ha sottolineato inoltre che su questo nuovo fronte ha "giocato un ruolo determinante il nuovo atteggiamento della Libia. E' stato fondamentale il negoziato con la Libia perché il problema è che è impensabile poter restituire al Paese di nascita gli immigrati; bisogna fare questa considerazione rispetto al Paese di provenienza".
Franceschini: "Respingimenti orrendi e disgustosi" "Questa cosa dei respingimenti dei clandestini viene usata dal governo per far scomparire dalle pagine dei giornali altre vicende, per spostare i riflettori dalle vicende personali di Berlusconi e dalle vicende politiche del governo, a costo di farla pagare a qualche neonato. E io trovo orrendo che si usino i drammi delle persone per cavalcare un argomento popolare", dice il segretario del Pd Dario Franceschini, durante l'intervista con Lucia Annunziata a "In mezz'ora", commentando la politica dei respingimenti dei barconi dei clandestini messa in atto dal governo. Secondo Franceschini, il governo si muove solo nell'ottica dei sondaggi "che segnalano la preoccupazione degli italiani per i reati commessi dai clandestini". Ma a questo problema, aggiunge, si dà soluzione "con provvedimenti di contrasto della criminalità, con gli accordi bilaterali con i paesi di origine per assicurare i rimpatri, ma garantendo il diritto di asilo per chi sfugge dalle guerre e dalle violenze".
Cicchitto: la lotta ai clandestini non è razzismo Non è razzismo respingere i barconi provenienti dalla Libia, lottare contro l'immigrazione clandestina: questa la tesi di Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del PdL, sottolineando che il governo sta dando attuazione ai propri impegni elettorali. "Anche per questo - afferma - è stato messo il voto di fiducia sul DdL sicurezza. Non si può giocare sull'equivoco fra immigrazione clandestina e immigrazione fondata sui flussi previsti della legge Bossi-Fini, che mantiene la sua validità di fondo. Se, in nome di un generico antirazzismo, questi due tipi di immigrazione vengono confusi i danni sarebbero gravissimi, anche perché l'Italia diventerebbe il ventre molle dell'Europa" a fronte di paesi che, come Francia e Spagna, "seguono una linea assai rigorosa, anzi dura". "Un successo del governo, ottenuto dal presidente Berlusconi e dal ministro Maroni, quello del respingimento di un battello proveniente dalla Libia, non può essere attaccato come razzista. Non possiamo fare a meno di denunciare agli elettori una linea irresponsabile della sinistra, che, attaccando come razzista la contrapposizione all'immigrazione clandestina, finisce per colpire in primo luogo gli immigrati regolari e poi anche le aree periferiche e più povere del popolo italiano, più esposte alla criminalità e al degrado derivanti da questo fenomeno", conclude.
La Russa: mantenere l'identità Pieno appoggio alle affermazioni del premier contro la società multietnica anche dalministro della Difesa, Ignazio La Russa. "Sostenere che la società italiana - ha spiegato La Russa a margine del raduno degli alpini a Latina - debba essere assolutamente convinta che occorra mantenere la propria identità, tradizioni, cultura, non significa che non possono diventare italiani persone di qualunque religione, razza e provenienza, ma significa che non bisogna disperdere la nostra storia che ci vede unici nel mondo"."La tesi di difendere l'identità italiana - ha aggiunto La Russa - una volta eravamo in pochi a difenderla, ora con le parole del presidente del Consiglio siamo la maggioranza".
Di Pietro: porte chiuse anche a Obama... "Di questo passo in Italia non faremo entrare neanche Obama...". Antonio Di Pietro ritorna così sulle dichiarazioni di Berlusconi sull'Italia multietnica. In Molise per la presentazione della candidata molisana Idv alle Europee Erminia Gatti e di Cosmo Tedeschi, candidato alla provincia di Isernia, Di Pietro ha anche detto che Berlusconi "non sa neanche che vuol dire la parola multietnica. Poi chi cerca una sola razza sappiamo bene cosa fa...".
La Cei: l'Italia multietnica ma nella legalità Questa Italiae é "un valore" ed esiste già "di fatto". Lo ha detto all'ANSA il segretario generale della Cei monsignor Mariano Crociata osservando che "il problema è invece il modo in cui le culture e le presenze si rapportano" perché "non si cresce insieme in una accozzaglia disordinata e sregolata". Secondo il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, le questioni legate alla multietnicità e alla multiculturalità in Italia "sono discorsi superati, nel senso che la molteplicità è un fatto. Ed è anche un valore". "Il problema - ha avvertito monsignor Crociata - è invece il modo in cui le culture e le presenze si rapportano". "Non si cresce insieme - ha spiegato - in un' accozzaglia disordinata e sregolata ma a partire da un tessuto storico, sociale e culturale comune che costituisce il volto, l'identità di un paese". Non si vuole, ha precisato il vescovo, "cancellare l'identità di ciascuno" ma nemmeno teorizzare "un'irreale parificazione che è cosa diversa dall'eguaglianza". "L'appiattimento infatti non aiuta lo stare insieme, anzi lo distrugge", ha aggiunto concludendo che è necessario "coordinarsi all'interno di un orizzonte di fondo condiviso, di un tessuto comune che avvolga tutti, anche chi viene" da fuori, come gli immigrati.
Frattini: "Franceschini? Per fortuna mai al governo" "Dario Franceschini non ha mai avuto, per fortuna dell'Italia, nessun ruolo di governo, perché non si rende conto di cosa significhi gestire migliaia di migranti che cercano, a volte in modo anche disperato, di raggiungere l'Italia". Anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, in collegamento telefonico con il Tg4, rispondendo ad una domanda replica alla dichiarazioni del segretario del Pd. "La politica del governo risponde alle nuove regole europee sull'immigrazione clandestina approvate "alla fine dello scorso anno", ha sottolineato il capo della diplomazia italiana: "Sono regole complesse frutto di lunghi negoziati.
Chi non le conosce - ha concluso - studi e si informi". "Il grande urlare della sinistra - ha aggiunto Frattini - favorisce solo i trafficanti di essere umani che chiedono da 500 fino a 1.500 dollari a persona, a persone poverissime".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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