Innovazione

Cuore e malattie cardiovascolari, come stanno gli italiani secondo il nuovo rapporto di Meridiano Cardio

I numeri sulle malattie cardio, cerebro vascolari, nel nostro Paese sono in costante aumento, con un grosso impatto sul Sistema Sanitario Nazionale. Come stanno gli italiani e le possibili soluzioni in un'incontro promosso dal gruppo di lavoro di The European House - Ambrosetti

Cuore e malattie cardiovascolari, a che punto siamo in Italia? I dati

È stato presentato il nuovo Rapporto di Meridiano Cardio del gruppo di lavoro di The European House - Ambrosetti in occasione del lancio dell’Intergruppo Parlamentare per le Malattie Cardio, Cerebro e Vascolari della XIX legislatura, promosso dalla Senatrice Murelli, che durante l'incontro, alla presenza di eccellenze mediche, ha sottolineato come sia necessario intervenire subito con un Piano Nazionale. Solo parlando con i numeri è possibile capire fino in fondo quanto sia impattante questo problema sulla salute degl italiani e sulla spesa sanitaria del nostro Paese.

Quando si parla di malattie cardio, cerebro e vascolari, si fa riferimento a patologie che continuano a rappresentare la prima causa di morte in Italia (220.993 decessi nel 2019, quasi il 35% del totale) - la prima causa di ricovero ospedaliero (672.777 dimissioni in regime ordinario nel 2020, pari al 13,8%), confermandosi, insieme ai tumori, tra le principali cause di invalidità. Le donne solo le più colpite, non soltanto per un'aspettativa di vita più lunga rispetto agli uomini, ma anche per i sintomi spesso diversi da quelli tradizionali, e in molti casi sovrapponibili, a quelli di altre patologie, che ritardano la diagnosi e l'intervento. Complessivamente però, possono colpire ad ogni età e a prescindere dal sesso, anche se interessano soprattutto gli anziani, con l’80% dei pazienti che ha più di 60 anni.

L'impatto economico delle malattie cardio e cerebro vascolari

Se principalmente la preoccupazione è per la salute, anche l'impatto economico sul Sistema Sanitario Nazionale, che si riversa sui contribuenti, è un fattore da non sottovalutare. La cifra annua si aggira dai 19-24 miliardi di euro, di cui 14-16 miliardi di costi sanitari diretti (80% costi di ospedalizzazione) e 5-8 miliardi di costi indiretti, sanitari e non, dovuti ad esempio alla perdita di produttività del paziente e del caregiver in età lavorativa (colui che si prende cura del paziente, solitamente un componente stretto della famiglia, ndr) oltre alle spese previdenziali e assistenziali.

Nonostante il loro notevole impatto sulla salute e sulla qualità della vita delle persone, anche sul sistema economico e sociale del nostro Paese, le malattie cardio, cerebro e vascolari, sono state troppo a lungo ai margini dell’agenda della sanità, per questo anche in questa legislatura il Parlamento intende fare la sua parte. Il nostro primo impegno sarà la richiesta di istituire un Tavolo di lavoro ministeriale, aperto alle più importanti società scientifiche, alle associazioni dei pazienti e agli esperti del settore, per elaborare un Piano Nazionale per queste patologie, anche guardando agli esempi di altri Paesi europei, come la Spagna”, ha detto la Senatrice Elena Murelli, spiegando l'impegno preso in carico.

Le possibili soluzioni

Porre rimedio e istituire un piano d'azione è la priorità anche all'interno del Paper di Meridiano Cardio, della piattaforma di The European House - Ambrosetti, che dal 2020 collabora con l’Intergruppo Parlamentare per aumentare l’attenzione su queste patologie. La prevenzione per prima, rappresenta un elemento imprescindibile nelle politiche di contrasto alla diffusione di tutte le patologie croniche, e in particolare delle patologie cardio, cerebro e vascolari, che potrebbero evitare 3 morti su 4, guardando i dati dell'ultimo rilevamento ISS (Istituto Superiore di Sanità), dove si è evidenziato che il il 98% degli italiani è esposto ad almeno un fattore di rischio cardiovascolare, mentre il 41% ne presenta almeno 3. Ad indicarli Pasquale Perrone Filardi, Presidente SIC (Società Italiana di Cardiologia) e Responsabile PI di Cardiomiopatie ed ipertensione polmonare, AOU Federico II: "Fumo, alcol, inattività fisica e scorretta alimentazione, sono alti fattori di rischio e bisogna promuovere stili di vita sani che possono modificarli. Ma anche se importanti, spesso uno stile di vita sano non è sufficiente, quando esistono fattori congeniti o come conseguenza di altre condizioni come diabete e ipertensione per cui la prevenzione e il monitoraggio diventa fondamentale".

Un altro fattore importante, per contenere il rischio, dipende anche dalla disponibilità di terapie farmacologiche e tecnologie: l’accesso a farmaci e a tecnologie innovative, spesso superiori in termini di efficacia clinica che risultano più sicure e meno invasive per i pazienti, rappresenta una priorità; sia in fase di prevenzione secondaria che di trattamento. “Nonostante nuove terapie, tecnologie e apparecchiature chirurgiche hanno consentito di ridurre la mortalità del 64% tra il 1978 e il 2018”, in Italia, dove i processi di procurement sono ancora molto legati al costo della singola terapia o tecnologia, piuttosto che sul valore del prodotto sull’intero percorso di cura, si scontano gravi ritardi nell’accesso all’innovazione", rileva Giovanni Esposito, Presidente GISE (Società Italiana di Cardiologia Interventistica) e Direttore UOC di Cardiologia, Emodinamica, UTIC, AOU Federico II.

Fondamentale anche la gestione dei pazienti (partendo dall'intervento, al ricovero e al recupero) che deve diventare uno scambio tra ospedale e territori, dotando il sistema soprattutto di risorse umane, infrastrutturali e tecnologiche adeguate e di rendere i servizi socio-sanitari, sempre più integrati e prossimi al cittadino. "Mentre negli anni il tasso di mortalità a 30 giorni per IMA (infarto miocardico acuto, ndr) e Ictus si è ridotto significativamente, a testimonianza di una buona capacità di gestione dell’emergenza, la mortalità a 1 anno diminuisce molto più lentamente, dovuta a criticità nella presa in carico territoriale.

Per garantire una miglior continuità assistenziale dobbiamo istituire o rafforzare reti e percorsi non solo tra sistemi ospedalieri e distrettuali, ma anche all’interno delle singole strutture, tenendo conto delle opportunità offerte dal PNRR in tema di prossimità delle cure e digitalizzazione”, sono le parole di Fabrizio Oliva, Presidente designato, ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) e Direttore della SC Cardiologia 1 – Emodinamica presso l’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano.

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