I centri in Albania sono di nuovo sotto attacco e stavolta e la Ong Action Aid, che ha depositato un esposto di 60 pagine alla Corte dei Conti (Procura regionale del Lazio). Il cardine dell'accusa principale è lo spreco di risorse pubbliche nell'operazione di trasferimento dei migranti in Albania. La richiesta della Ong alla Corte dei Conti è quella di valutare i dati forniti da ActionAid, citando il progetto "Trattenuti", per decidere se esercitare l'azione erariale. Questa azione mira a contestare un danno al bilancio dello Stato dovuto a negligenza, dolo o, in questo caso, presunte irregolarità nelle spese.
Ancora una volta i centri in Albania sono al centro delle polemiche con un tentativo di boicottaggio che prefissa di essere quello finale. L'ennesimo atto di una guerra iniziata non appena i centri sono stati annunciati, che viene combattuta in una sorta di "tutti contro uno", con la sinistra di ogni tipo che prova ad agire per mettere il punto finale, soprattutto il vista dell'entrata in vigore del nuovo patto europeo con il quale i centri diventeranno pienamente operativi. Il tentativo, come fa notare il Secolo d'Italia, è quello di tentare un assalto come quello lanciato contro il ponte sullo Stretto di Messina, per il quale la Corte dei conti ha dato parere negativo.
Ma "Action Aid" si è spinta anche oltre, perché ha anche segnalato presunte irregolarità all'Autorità Nazionale Anticorruzione per l'affidamento dell'appalto da 133 milioni di euro per la gestione dei centri in Albania. I tentativi di boicottaggio contro l'accordo Italia-Albania sono stati finora un'azione su vasta scala, orchestrata su più livelli per paralizzare la politica migratoria del Governo. Non potendo fermare l'intesa in Parlamento, dove le opposizioni hanno tentato un'azione di ostruzionismo serrato, le forze contrarie si sono mosse sul fronte giudiziario, agendo sia in Italia che all'estero.
In Albania, l'opposizione ha presentato un ricorso alla Corte Costituzionale per bloccare la ratifica, un tentativo fallito che ha comunque causato un ritardo nell'attuazione del rotocollo. In Italia, l'ultima mossa è stata l'azione di ActionAid alla Corte dei Conti e all'Anac, dove si cerca di sollevare dubbi sul danno erariale e le procedure di appalto per costringere il Governo a fermare i lavori.
A completare l'offensiva si è aggiunta la pressione sul fronte internazionale, con gli appelli alle Nazioni Unite e al Consiglio d'Europa, e la costante campagna mediatica per delegittimare l'accordo, trasformando il dibattito politico in un ostacolo legale e burocratico continuo.