Sono tornati i comunisti, duri e puri. Non ci fossimo mai fatti trarre in inganno dai volti (finto) democristiani di Enrico Letta e Matteo Renzi o dalle promesse di pacificazione dell'ex Cgil Guglielmo Epifani che, dopo l'esilarante capitolazione di Pier Luigi Bersani, guida la sgangherata truppa democratica. Epperò la pacificazione è già finita nel cestino. Il voto di ieri sera in Giunta per le elezioni, le dichiarazioni guaerrigliere della rediviva Rosy Bindi e le promesse di asfaltamento del sindaco "operaio" hanno di fatto riaperto l'antitesi in chiave pre elettorale. Per il momento il governo tiene, per il momento non si parla di elezioni anticicpate, per il momento la maggioranza è quella che è. Per il momento, appunto. Perché, se si scorrono le posizioni assunte dall'establishment piddino nelle ultime ore appare chiaro che i democratici hanno gettato la maschera: i comunisti sono tornati.
Per il bene del Paese Silvio Berlusconi ha digerito anche lo strappo del Pd che, in Giunta per le elezioni, sta battendo la strada della decadenza per cacciarlo da Palazzo Madama. Letta resta a Palazzo Chigi. Nel videomessaggio di ieri, il Cavaliere è stato sin troppo chiaro. Ha troppo a cuore il futuro del Paese per far saltare il tavolo. Così, se da una parte chiama a raccolta il popolo del centrodestra rilanciando Forza Italia, dall'altra impone ai ministri del Pdl a vigilare sui tagli delle tasse e sulle misure economiche che l'esecutivo si appresta ad approvare. Ma è proprio su queste, in primis l'abolizione dell'Imu sulla prima casa e l'abrogazione dell'aumento dell'aliquota Iva, che il Pd vuole dare battaglia. Rispolverando il vecchio slogan "Anche i ricchi piangano", il viceministro dell'Economia Stefano Fassina è tornato sui suoi passi chiedendo di mantenere l'imposta sulla prima abitazione: "Ci confrontiamo con l’ostilità del Pdl che per privilegiare i più ricchi fa ricadere su tutti e in particolare sulle famiglie più in difficoltà l’aumento dell’Iva". Dal piano economico per la crescita ai diritti civili la linea del Pd è sempre più vicina ai grillini e alla sinistra radicale. Dopo giorni di trattative e rinvii, alla Camera non regge l’accordo di maggioranza sulla proposta di legge contro l’omofobia. Non appena il Pdl ha annunciato che in mancanza di "miglioramenti" avrebbe votato contro, è partito l’appello del Pd per saldare un nuovo asse che va da Sel di Nichi Vendola al Movimento 5 Stelle. Sono le prove per lo stellato pastrocchio comunista. Gli strappi dei vari Guglielmo Epifani, Luigi Zanda e Rosy Bindi vanno proprio in quella direzione lì: portare il Pdl a un passo dalla rottura e fare in modo che sia Berlusconi a far cadere Letta e compagni.
In via del Nazareno sono in molti a desiderare le urne, anche se i sondaggi danno Forza Italia in testa, a un passo dal 30% dei consensi. Per avere un assaggio del teno della (prossima) campagna elettorale, basta assistere a uno degli show che Renzi sta portando in giro per l'Italia. Qualora il sindaco di Firenze dovesse mettere le mani sulla leadership del partito, il Pd passerebbe dallo smacchiatore di giaguari - occupazione che, almeno in Italia, non sembra trovare molta offerta - all'operaio asfaltatore. A Renzi, però, i suoi non vogliono dare la macchina vibrofinitrice. Così, mentre freme per posare i conglomerati di bitume, non gli resta che preparare l'assalto al congresso d'autunno.
Ai vertici piddì, in realtà, non interessa vincere le elezioni a piene mani. Nella speranza che i Cinque Stelle abbiano imparato la lezione, Epifani e compagni sono già al lavoro per far risorgere quel brutto pastrocchio che riporti alla luce del sole i comunisti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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