Benzina e accise, tutte le balle della sinistra

La sinistra si compatta accusando Meloni e il governo di aver causato l'aumento della benzina. Ma molte critiche appaiono strumentali e populiste

Benzina e accise, tutte le balle della sinistra
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L'aumento del prezzo della benzina dall'1 gennaio ha portato a diversi attacchi da Sinistra contro il governo Meloni, attaccato come responsabile per il mancato rinnovo degli sconti sulle accise decretato dal governo Draghi contro la crisi energetica.

Affari Italiani segnala in particolare che il fronte unito dei commentatori e dei politici progressisti si è unito, da Matteo Renzi, che nel 2014 al massimo del potere promise fantasiosi tagli alle accise mai concretizzatisi, al direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio, "leader" di fatto dell'opposizione. Per Renzi "dopo aver aumentato le accise Meloni e Salvini si domandano preoccupati chi abbia fatto impennare il prezzo della benzina. Per avere la risposta non serve una commissione di inchiesta, è sufficiente che si facciano un selfie". "Indagano sulla benzina, ma i colpevoli sono loro", il titolo di ieri de Il Fatto rivolto al governo.

E non finisce qui. Per la candidata alla segreteria del Pd Elly Schlein "Giorgia Meloni ha fatto proprio come Robin Hood, ma al contrario", mentre per Francesco Silvestri e Barbara Floridia l'aumento della benzina è il "frutto avvelenato delle scelte del governo".

L'attacco, anche forzato e strumentale, alle politiche di un governo è sicuramente nelle prerogative di un'opposizione, ma questi attacchi raccontano solo una parte della storia.

In primo luogo, la scelta di non confermare il taglio delle accise è un'eredità politica trasmessa al governo Meloni dall'esecutivo di Mario Draghi in cui tutti i partiti, eccetto Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, erano presenti. E nessuno ha mai pensato di trasmettere al 2023 una scelta politica emergenziale e per sua natura onerosa: come ricorda Pagella Politica, "da fine marzo e fine dicembre 2022, il totale degli oneri per lo Stato ammonta a circa 7,3 miliardi di euro, quasi 730 milioni al mese. Parte di questi oneri è stato finanziato dallo Stato grazie alle maggiori entrate ottenute con l’Iva, l’imposta che si applica in percentuale sul prezzo netto del carburante più l’accisa".

In assenza degli "extra-profitti" statali garantiti dall'aumento dell'Iva, accumulati grazie a rincari e aumenti su altri fronti come le bollette energetiche (stimabili tra i 18 e i 20 miliardi di euro per il 2022) il governo ha dovuto fare delle scelte nel breve periodo. Complice una manovra scritta in un mese dove l'esecutivo ha dovuto sostenere le misure contro il caro-bollette per l'inizio del 2022, la priorità è stata l'assegnazione di 21 dei 35 miliardi della Legge di Bilancio all'emergenza ritenuta più grave, quella su gas e elettricità. Dunque, ed è il secondo punto, la priorità politica di una manovra conclusa a tempo di record è stata precisamente indirizzata dall'esecutivo laddove l'urgenza era ritenuta prioritaria per non penalizzare l'applicazione di misure politiche come il taglio al cuneo fiscale e l'espansione di flat tax per partite Iva e pensioni minime.

Il terzo punto è la strumentalità delle critiche in assenza di un governo in carica strutturalmente da più anni. Giorgia Meloni, come ogni premier, non può fare miracoli, è in carica da meno di tre mesi e ha dovuto già gestire diverse sfide. Addossarle le colpe per una scelta di questo tipo è quantomeno ingeneroso, e non racconta l'intera verità: Arera ha stimato del 19,5% il calo delle bollette elettriche legato agli interventi governativi e a febbraio dovrà esserci un'analoga manovra anche su quella del gas, che interiorizzerà sia gli aiuti pubblici che gli effetti politici dell'accordo Ue sul tetto al prezzo dell'oro blu, a cui l'Italia ha dato un contributo definitivo.

In quest'ottica, chiaramente, l'impegno politico del centrodestra a una riduzione delle accise, che secondo il ministero dell'Economia e delle Finanze di Giancarlo Giorgetti costerebbe oggi un miliardo di euro al mese, non è da ritenersi violato per il rifiuto di mantenere una politica di stampo emergenziale. Piuttosto, il tema fondamentale è legato al fatto che le critiche della Sinistra sono piovute su un governo che non ha ancora doppiato i suoi primi cento giorni in carica e che ha dovuto affrontare sfide politiche e economiche notevoli sul fronte interno. Ignorando che quello decretato da Draghi era un piano incluso nella strategia per contrastare lo tsunami energetico del 2022, che colpiva su ogni fronte, l'opposizione sembra voler imputare a Meloni rincari che in alcun modo sono definibili come frutto delle strategie del governo.

E voler imporre al governo di gestire il Paese seguendo un "libro dei sogni" piuttosto che una strategia pragmatica. Cadendo in quel populismo di cui troppo spesso hanno accusato di essere artefice proprio la coalizione oggi alla guida del governo.

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