"L'abuso di intercettazioni fa schifo". Anche Cacciari sta con Nordio

Il filosofo si schiera dalla parte del ministro della Giustizia sulla riforma delle intercettazioni: "Fa benissimo a fare ordine sulla materia"

"L'abuso di intercettazioni fa schifo". Anche Cacciari sta con Nordio

"È stato uno schifo, ha fatto schifo". Il giudizio di Massimo Cacciari è senza mezzi termini: la gestione del mezzo delle intercettazioni ha mostrato più di qualche falla in questi anni e pertanto andrebbe profondamente rivista. Non a caso si è schierato dalla parte di Carlo Nordio che, con il totale sostegno del presidente Giorgia Meloni, intende portare avanti la riforma. Il filosofo, intervistato da Massimo Giletti per Non è l'arena su La7, non ci ha girato attorno e ha preso le difese del ministro della Giustizia.

Cacciari contro l'abuso delle intercettazioni

Cacciari ha esordito mettendo in chiaro che le intercettazioni rappresentano uno strumento assolutamente importante per combattere le organizzazioni criminali, mafiose e terroristiche. Al tempo stesso ha denunciato un "tremendo abuso" che alla fine non ha visto i responsabili essere puniti. "Senza che mai si riuscisse a sapere chi aveva dato ai giornali il testo delle intercettazioni, anche con cose che non riguardavano minimamente l'indagine in corso e che non avevano alcun interesse giuridico, legale, penale", ha aggiunto.

Il filosofo ha dunque preso le distanze da chi difende a spada tratta le intercettazioni senza accorgersi che invece andrebbe apportato un cambio di passo rispetto al passato. Infatti l'esecutivo Meloni sta procedendo in una direzione precisa: mettere mano alla relativa gestione senza alleggerire le intercettazioni per mafia e terrorismo. Ecco perché il filosofo ha difeso Carlo Nordio dalle offensive della sinistra: "Fa benissimo a mettere mano alla materia e a cercare di mettere ordine".

Le stoccate al Pd

Infine Cacciari si è espresso anche sulla fase del Congresso che sta attraversando il Partito democratico, la cui base tra poche settimane sarà chiamata a eleggere il nuovo segretario: il filosofo ha fatto sapere che non prenderà parte al voto sulle primarie e non ha fatto mancare una serie di frecciatine all'indirizzo del Pd che si affaccia all'appuntamento elettorale in totale confusione e con spaccature interne. "Non andrò a votare perché non ho capito assolutamente che cosa distingua i contendenti", ha fatto sapere.

L'ammonizione riguarda in particolar modo la poca chiarezza su alcune tematiche prioritarie come le politiche fiscali, le politiche del lavoro, il reddito di cittadinanza, le grandi questioni

internazionali e la guerra in corso tra Ucraina e Russia: "Non ho capito nulla in che cosa veramente si distinguano tra di loro e in che cosa si distinguano rispetto a quello che è stato il tran tran fino alla Meloni".

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