E ora,che succede?Il governo Monti sta lì,come l’ultima foglia sopravvissuta all’autunno, cade e non cade. Prima o poi in fondo doveva accadere. È la legge di gravità della politica. Quando le maggioranze strabiche non hanno più nulla da dirsi e i protagonisti in campo pensano solo alle elezioni, la stagione dei tecnici passa la mano, parentesi chiusa. Basta un colpo di vento per far venire giù tutto. Ecco, ci siamo, il colpo sta arrivando. Bisogna solo liquidare per benino la faccenda e questo è un compito che spetta al presidente Napolitano. Sarà lui a definire procedure e liturgia. Di fatto il governo tecnico è da ieri sera un cadavere in attesa di sepoltura. Tutto quello che verrà dopo, il tentativo di Alfano di far votare la legge di stabilità, gli accordi con il Quirinale, i giorni che rimarranno da qui al voto, il cammino stanco e inebetito del governo sono un tempo supplementare, un modo per imbalsamare quel che non c’è più. Ma è roba che ha più a che fare con gli zombie che con la politica.
Sono stati due giorni carichi, accelerati, con annunci notturni, lacrime, dissensi, gaffes più o meno volute, litigi e preoccupazioni. Tutto comincia con Berlusconi che mercoledì, a tarda sera, fa sapere che non ha più dubbi: «Mi ricandido». Non si può parlare di sorpresa, anche se più di qualcuno nel Pdl sperava che il Cav alla fine ci ripensasse. C’è chi lo ha sussurrato, chi ha fatto scongiuri, chi ha detto una cosa e poi ha messo la retromarcia e chi come Giorgia Meloni ha «twittato» che la candidatura del Cav per lei resta un errore.
Poi c’è Guido Crosetto che davanti alle telecamere di Omnibus, su La7, non ce la fa a nascondere quello che prova.
Dice che non ce la fa a restare lì, mentre la commozione gli riga il volto. Non se la sente. «Il problema è che Berlusconi continua a pensare di essere l’unica persona in grado di coalizzare un certo consenso. Lui di questo è convinto e gli è stato dato anche motivo per convincersene ». Quello che Crosetto teme è una campagna elettorale con i riflettori accesi sul Cavaliere, a cui non verrà risparmiato nulla. Una cosa però è certa, Berlusconi sta ricompattando gran parte degli scettici, a cominciare da Alfano e lo stesso Crosetto. Poi qualcosa accadrà, magari qualche scissione giovanile. Ma ormai il dado è tratto.
In questa situazione arriva poi il colpo a sorpresa, la mossa che fa ballare il governo e sbraitare Monti. Il protagonista è il ministro Passera. Va ad Agorà e dice che il ritorno di Berlusconi non è un bene per il Paese e poi accusa il governo del Cav di aver causato il disastro economico. Terremoto. Il Pdl è già incavolato per le scelte di lacrime e tasse di Monti e Passera. Vuole l’election day e non riesce a ottenerlo. Capite che la voglia di uscire dalla maggioranza è forte. Perché Berlusconi dovrebbe appoggiare un governo tecnico che gli gioca contro? E infatti la risposta non si fa attendere. Al Senato si sta votando la fiducia sul disegno di legge Sviluppo e il Pdl si sfila. Gasparri avverte che il suo gruppo non parteciperà al voto, pur garantendo il numero legale. Insomma, il governo non cade ma il messaggio è chiaro. Comincia un giro di consultazioni e l’aria si fa nervosa. Napolitano fa sapere che non è così che si può chiudere la legislatura, con un colpo secco. Serve una strategia più dolce, altrimenti i mercati e i partner occidentali non si fidano più dell’Italia. Il presidente fa da mediatore. Tutto questo avviene mentre a Palazzo Grazioli c’è il vertice tra Berlusconi e il suo stato maggiore. Ed è lì che si capisce che uno a uno si allineano al Cavaliere come candidato premier. Il Pdl replica la non fiducia alla Camera sui costi della politica.
Cade o non cade? Alfano fa sapere che oggi alla Camera voteranno sì, salvando per un po’ il governo. Monti si affida a Napolitano.
Il Presidente fissa un appuntamento con Alfano per questa mattina.
Per farla breve si sta cercando il modo più indolore per seppellire il governo dei tecnici. Preparatevi per il funerale.L’immagine simbolo della giornata è Monti che in loden e austerità corre al Senato a votare sì per dare ancora un respiro di vita al suo governo. Neanche fosse un Prodi qualsiasi.
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