"Conta quanto il due di mazze". Travasi di bile a sinistra per il successo di Meloni

Le opposizioni non trovano argomenti validi per criticare Meloni e il suo governo e si rifuggiano nel tentativo di delegittimazione politica, con risultati imbarazzanti

"Conta quanto il due di mazze". Travasi di bile a sinistra per il successo di Meloni
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Chissà cosa passa nella testa degli esponenti delle opposizioni parlamentari quando vanno in tv per cercare di delegittimare il presidente del Consiglio mentre fuori dai confini italiani Giorgia Meloni è considerata il più credibile leader europeo. La continua campagna elettorale dev'essere estenuante, sia perché implica di ignorare qualunque cosa non sia utile alla narrazione, sia perché richiede di dover trovare sempre argomenti nuovi, che siano credibili e che siano validi. E sembra essere soprattutto questa, ora, la difficoltà delle opposizioni di governo, che si sono attorcigliate su una tesi che vogliono testardamente portare avanti nonostante non sia in piedi.

Come hanno fatto nella serata di ieri su La7 a Dimartedì Davide Faraone, vice-presidente di Italia Viva, e Pier Luigi Bersani, ormai retrocesso al ruolo di opinionista politico di La7. "La Meloni conta quanto il due di mazze quando la briscola è a coppe. A livello internazionale questo è il valore della Meloni e lei si dà un'aria che assolutamente non c'entra nulla con quelli che sono i fatti", ha attaccato Faraone, che tiene la scia di Matteo Renzi in piena campagna promozionale del proprio libro contro il premier. Lo spunto per questa osservazione è la foto opportunity che ritrae Donald Trump, Volodymyr Zelensky, Keir Starmer ed Emmanuel Macron nella Basilica di San Pietro prima della celebrazione delle esequie di Papa Francesco. Il punto, come spiegato da eminenti analisti politici internazionali, è che Meloni in quell'occasione non ha avuto bisogno di cercare i leader per creare la condizione di una foto opportunity con Emmanuel Macron e Joe Biden, come ha fatto Matteo Renzi. O come ha fatto lo stesso Macron quando ha provato a unirsi a Trump e Zelensky, secondo quanto riferito dai media inglesi che hanno letto il labiale.

Secondo Bersani, invece, Meloni "ha perso un'occasione enorme perché lei doveva semplicemente dire una cosa al mondo: 'Roma dell'universalismo, Roma dell'accoglienza, Roma della pace'. Doveva dire sta roba qua, che faceva bella figura lei e facevamo bella figura noi. Ma non risce a dirlo, questo è un problema, perché sta nella sua parrocchietta ideologica e non riesce a rappresentarci". E ancora più paradossale che Bersani, senza più ruoli politici, voglia dare una lezione di politica al presidente del Consiglio che sta riavvicinando l'Europa e gli Stati Uniti dopo le dichiarazioni di altri leader europei che, invece, hanno concorso ad allontanarli. Certo Meloni non ha bisogno di Bersani come spin doctor, anche perché basterebbe vedere l'immagine dell'Italia quando al governo c'era la sinistra per capire la ragione per la quale oggi gli analisti politici elogiano il nostro premier. "Il fatto che in questo momento stia facendo una bella figura, soprattutto come transatlantica, è una bella sorpresa per l'Europa", è la chiusa del quotidiano Bild, tedesco, che ha dedicato ieri un ritratto a Meloni.

Con buona pace delle opposizioni, ormai ridotte a opache controfigure incapaci di criticare sul punto il premier e il suo governo, limitandosi alla delegittimazione come arma politica. Il dubbio è che siano convinti che gli italiani siano poco intelligenti o poco svegli, tanto da non rendersi conto della realtà.

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