Donatella Di Cesare, chi è la prof che la sinistra vuole candidare in Calabria

È al centro delle polemiche per un vecchio post social ora che potrebbe essere candidata in Calabria ma in tv è spesso stata coinvolta in discussioni

Donatella Di Cesare, chi è la prof che la sinistra vuole candidare in Calabria
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L'ufficializzazione delle liste elettorali in Calabria non è ancora stata fatta ma i primi nomi che sono emersi dalle indiscrezioni hanno già acceso il dibattito. È stata soprattutto l'ipotesi di candidare Donatella Di Cesare a sollevare polemiche, perché la professoressa di Filosofia dell'Università La Sapienza è stata più volte al centro del ciclone per alcune sue esternazioni, sia sui social che in tv, visto che è spesso stata ospite nei programmi di La7. È autrice di numerosi libri in cui spesso la politica viene interpretata in chiave filosofica.

L'evento di cui si parla maggiormente in riferimento a Di Cesare è un post pubblicato su X a marzo 2024 in occasione della morte di Barbara Balzerani, che fu dirigente della colonna romana delle Brigate rosse. Ebbe un ruolo, seppure marginale, nel delitto di Aldo Moro e venne accusata di aver partecipato al sequestro del generale della Nato James Lee Dozier. Fu tra gli ultimi brigatisti ad essere arrestati, il 19 giugno 1985, e questo le valse il soprannome di "Primula Rossa" delle Brigate Rosse. "La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malincuore un addio alla compagna Luna", ha scritto Di Cesare nel suo commiato, cancellato poco dopo ma non prima che tanti lo vedessero e lo salvassero. Quelle parole portarono anche la rettrice de La Sapienza a dissociarsi dall'insegnante ma non ci furono, come chiesto da alcuni, provvedimenti disciplinari.

La professoressa ha spesso espresso in tv opinioni forti, a volte provocatorie e altre meno, sempre con estrema convinzione. Come quella volta che durante il dibattito sul 25 aprile a diMartedì, su La7, spiegò che "il comunismo è stato ed è un progetto politico di emancipazione, mentre il fascismo è sin dall'inizio un progetto di perversione ed è connesso al nazismo". L'anno prima, nel 2022, pochi giorni dopo l'invasione russa dell'Ucraina, la professoressa ebbe un'accesa discussione con Guido Crosetto, non ancora ministro, sul tema perché disse che "pace significa anche interrogarsi sulle ragioni dell'altro e pensare di poter avere torto" e che "demonizzare Putin non serve a nessuno".

Nel 2024 il giudice monocratico di Roma ha dichiarato il non luogo a procedere nei confronti della professoressa che, sempre in tv, nel 2003 definì il ministro Francesco Lollobrigida "neohitleriano". Per il giudice il fatto "non costituisce reato".

Sempre nel 2024, nei giorni del processo Open Arms, andò sui social dopo l'assoluzione piena del ministro Salvini per dichiarare che "siamo stati tutti testimoni del sequestro" e che "la battaglia si fa dura, ma noi non molliamo".

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