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"Un errore...". Così lo "smemorato" Conte inciampa sul Pnrr

Il leader del Movimento 5 Stelle spiega quali sonoi (secondo lui) i motivi dei ritardi del governo Meloni sul Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza, ma dimentica le perdite di tempo di Giuseppi che hanno contribuito a generare caos

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Giuseppe Conte soffre di amnesie quando si parla della gestione del Pnrr. Del resto è da tre anni che continua a insistere sul fatto che sia tutto merito suo il fatto che per l'Italia siano stati destinati più di 200 miliardi di euro (affermazione, tra l'altro, tutta da dimostrare) ma poi, quando si tratta di analizzare come si sia strutturata l'organizzazione per l'erogazione e la destinazione di quei fondi, sbaglia completamente tutto.

È successo anche ieri sera, in occasione della sua ospitata in televisione a In Onda, su La7. L'ex presidente del Consiglio viene subito interpellato da Luca Telese e Marianna Aprile sulla modifica degli obiettivi da parte del governo Meloni e lui commenta in questo modo: "Hanno cercato di nascondere il tutto sotto un tappeto e i nodi sono venuti al pettine. Adesso c’è una correzione in itinere e la valuteremo”. A parte il fatto che i primissimi ritardi sul Pnrr nacquero proprio sotto la gestione di Conte. Comunque, poi l'attacco che è completamente scombussolato: "Questo governo sta facendo degli errori: uno di questi è stato quello di portare la cabina di regia al Mef a Palazzo Chigi".

Ah sì? E chi fu il primo a predisporre la cabina di regia del Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza a Palazzo Chigi? Proprio Conte. L'aveva predisposta in modo tale che comprendesse lo stesso premier, l'allora ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, quello dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, sei top manager e 300 tecnici per controllare tutti i progetti e le gare. La caduta prematura di quell'esecutivo comporterà un cambio di strategia da questo punto di vista: Mario Draghi trasferì la cabina di regia dalla sede del governo al Mef. Un fatto che non viene particolarmente gradito dai parlamentari del Movimento 5 Stelle, considerando il decentramento troppo penalizzante per la gestione completa del dossier. Fatto sta che nell'aprile 2021 Camera e Senato danno il via libera al documento presentato dall'ex presidente della Bce.

Si arriva poi all'ottobre 2022: il centrodestra vince nettamente le elezioni politiche, Giorgia Meloni giura davanti a Mattarella e riporta la cabina di regia sul Pnrr dal Mef a Chigi. In tutti i mesi successivi (fino a praticamente alla tarda primavera) non risultano prese di posizioni critiche da parte di Giuseppi o di altri esponenti grillini in merito a questa scelta tecnica. Anzi. Si segnala un interessante commento dalla viva voce di Marco Travaglio, contiano della prima ora, durante la puntata di Tagadà dello scorso 5 aprile: "La governance del Pnrr che Conte voleva mettere a Palazzo Chigi - e che Draghi ha spostato al Mef - la Meloni l'ha riportata a Palazzo Chigi: secondo me l'ha fatto giustamente, perché è ovvio che è dal centro che si riescono a dare meglio le disposizioni e fare i relativi controlli".

Ecco, il consiglio da potere sommessamente dare è che Conte e Travaglio si possano mettere d'accordo tra loro.

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