
Non si presentava in carne e ossa nello studio televisivo di "Otto e Mezzo" da più di dieci anni, ovvero da quando veniva coccolato dalla conduttrice per via della sua presunta svolta a sinistra dopo la rottura con Silvio Berlusconi: ma ieri sera è stato evidente che quel rapporto idilliaco tra Gianfranco Fini e Cilli Gruber sia ampiamente terminato. Il botta e risposta tra i due, ieri sera su La7, ha scosso le pareti della televisione di Urbano Cairo, ma anche dimostrato che - venendo cui contenuti riguardanti alcuni precisi valori politici - lo storico leader di Alleanza Nazionale non ha assolutamente cambiato idea, difendendo spesso a spada tratta la sua ex allieva Giorgia Meloni.
Innanzitutto riguardo alla missione umanitaria della Global Sumud Flotilla e dei droni arrivati su alcune loro imbarcazioni l'ex presidente della Camera dei Deputati si è espresso così: "Non userei il verbo 'attaccati', era più un'azione di disturbo. La loro è un'iniziativa umanitaria lodevole, ma chiaramente con insegne di tipo politico, e non ci trovo nulla di male - sottolinea Fini -. Aiutare è un dovere morale e politico. Non drammatizziamo tutto ciò che accade. Come i cortei, ci possono essere cialtroni". Allo stesso tempo non sottoscrive del tutto la definizione di "genocidio" riguardo a ciò che sta succedendo a Gaza: "Che sia genocidio o strage di massa non mi impicco alle parole, ma dobbiamo cercare di porre rimedio".
Si passa poi al tema della destra italiana, che sta governando l'Italia da ormai tre anni esatti, sempre legata ai temi internazionali. "La destra non è mai stata contro il diritto dei palestinesi ad avere la loro patria, e Giorgia lo sa benissimo. Riconoscere lo stato palestinese è un dovere - dichiara ancora Fini - ma attenzione al contesto in cui accade e al possibile rimbalzo negativo di un provvedimento giusto". Fini non vede "un appiattimento di Meloni su Trump o Netanyahu. La politica internazionale si fa con gli atti concreti. Sono sempre stato con il presidente del Consiglio e la voterò ancora". L'ex ministro degli Esteri si dice favorevole "al riconoscimento dello Stato palestinese, ma oggi sarebbe un gesto simbolico. Non c'è una leadership palestinese con cui Israele possa interfacciarsi. Non si possono liquidare questioni serie con alzate di spalle".
Infine, il capitolo legato al clima che si respira in Italia dopo l'uccisione negli Stati Uniti di Charlie Kirk: "In questo momento non vedo nel Paese un clima da anni di piombo. Li ho visti, li ho vissuti, amici sono morti - aggiunge Fini -. Oggi si è qualitativamente abbassato il livello del dibattito politico, tanto a destra quanto a sinistra; sembra regredita. Non evocherei mai le Brigate rosse, come mi auguro che nessuno a sinistra evochi stragi fasciste". Sul fronte Usa, Fini rivela di non avere conosciuto di fama Kirk: "Sono ignorante, non ne avevo mai sentito parlare.
Non so cosa ci sia di sbagliato ricordare una persona che è stata assassinata, anche alla Camera e a prescindere dal colore politico". Poi la chiusura: "Ho creato i miei figli e nessun altro. Meloni è figlia di una storia politica e di nessun altro".