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Imam espulso per la sicurezza dello Stato, Salis: "Attacco politico"

È stato convalidato il fermo di Mohamed Shahin presso il Cpr di Caltanissetta in attesa che venga rimpatriato in Egitto

Imam espulso per la sicurezza dello Stato, Salis: "Attacco politico"
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Mohamed Shahin, 47 anni e di origini egiziane, è l'imam di una moschea di Torino, che nei giorni scorsi è stato fermato e condotto in un Cpr, non prima che gli venisse revocata la cittadinanza. Secondo le autorità di polizia è "una minaccia concreta, attuale e grave per la sicurezza dello Stato". Shanin, che è stato portato nel Cpr di Caltanissetta, afferma che in Egitto corre gravi rischi in quanto oppositore di Al Sisi e ha presentato domanda per il riconoscimento della protezione internazionale ma in queste ore pare che non sia stata accolta, con conseguente convalida del fermo presso il Centro di permanenza per il rimpatrio. A condurre Shahin a questa situazione sono state le parole pronunciate il 9 ottobre quando, in una manifestazione di piazza, ha dichiarato che il 7 ottobre 2023 "personalmente sono d'accordo, non è stata una violazione e nemmeno una violenza".

"Rischia di essere deportato in Egitto, dove con ogni probabilità verrebbe perseguitato in quanto oppositore del regime di Al-Sisi e potrebbe perfino andare incontro alla pena di morte. Mohamed vive in Italia da 21 anni e ha due figli piccoli. È una figura stimata da chiunque lo abbia conosciuto, anche da persone con orientamenti politici molto diversi", afferma Ilaria Salis in un post di difesa di Shahin, che nel decreto di Viminale si legge che avrebbe "intrapreso un percorso di radicalizzazione religiosa connotata da una spiccata ideologia antisemita" e risulterebbe anche "in contatto con soggetti noti per la visione violenta dell'Islam". Inoltre, sarebbe anche "un esponente della Fratellanza Mussulmana in Italia".

Ma secondo Salis tutto questo non esisterebbe e Shahin sarebbe, invece, "un uomo di dialogo e di pace, da sempre impegnato nella difesa dei diritti umani, attorno a lui si sta mobilitando una comunità ampia e trasversale, compresi molti cattolici". Questo provvedimento, dice, "non ha nulla a che vedere con la sicurezza, ma è un attacco politico, dai tratti apertamente razzisti e islamofobi, con cui un governo sempre più autoritario tenta di punire e intimidire il movimento per la Palestina. Mi unisco ai tanti che stanno chiedendo l’immediata sospensione di questo atto immotivato e ingiusto".

Nel frattempo i movimenti per la Palestina, in quella che sarebbe dovuta essere una giornata di sciopero contro la manovra economica e non l'ennesima manifestazione per Gaza, hanno scaricato qualche chilo di letame davanti alla redazione de La Stampa di Torino. Lo hanno rivendicato in un video condiviso sui social, in cui accusano i giornalisti di essere complici.

"La stampa di tutto il Paese in questi giorni ha dipinto Mohamed Shahin come uno spaventoso terrorista, aderendo alle veline commissionate direttamente dalla Digos su volere del governo. Torino, che conosce Shahin meglio di chiunque altrə, sa bene distinguere la verità dalla prezzolata propaganda sionista", si legge nel comunicato che accompagna il video.

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