"Intollerabili le disuguaglianze". Anche Prodi sposa la patrimoniale. E "riabbraccia" Schlein

L'ex presidente del Consiglio rilancia l'idea di Mamdani ritenendo che sia giusto tassare i ricchi: "Sono necessarie politiche di redistribuzione del reddito, rischiamo fratture a livello globale"

"Intollerabili le disuguaglianze". Anche Prodi sposa la patrimoniale. E "riabbraccia" Schlein
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Tre settimane dopo averla fortemente criticata, Romano Prodi decide di schierarsi apertamente con Elly Schlein riguardo alla proposta di quest'ultima sull'introduzione di una patrimoniale. In un'intervista rilasciata a La Stampa, l'ex presidente del Consiglio dà quindi man forte alla segretaria nazionale del Partito Democratico, si rituffa nel campo largo e, già che c'è, sale sul carro di Mamdani. Prodi ritiene che le diseguaglianze stiano crescendo a un ritmo "intollerabile. Si parla di grandi cambiamenti, di intelligenza artificiale. Bisogna promuoverla, lavorarci su, però se non stiamo attenti, comporterà nuove divisioni tra ricchi e poveri". Ecco perché, aggiunge, occorrerebbe pensare a politiche di redistribuzione in quanto è più che mai "assolutamente necessario".

A margine della sua partecipazione al Global Forum di Lugano, l'ex presidente della Commissione europea punta il dito, in questo senso, contro un sistema economico che si muove impazzito: "Pensi al piano di remunerazione che Tesla ha approvato a Elon Musk: mille miliardi di dollari. Ma ci rendiamo conto? È una cosa degna dell'umanità?", si chiede Prodi. Se si spingesse gli squilibri a questi livelli, "creiamo la frattura del mondo". E, per quanto riguarda l'eventuale tassazione del fondatore di SpaceX e di altri super ricchi, Prodi ci tiene a sottolineare il discorso fatto dal nuovo sindaco di New York: "Va nella direzione giusta. Ho dei grandi dubbi che gli strumenti che propone siano realistici, anche perché non so se avrà la capacità di tassare nella quantità voluta per venire incontro alle promesse che ha fatto - aggiunge -. Si troverà di fronte a un dilemma notevole, ma ha cominciato a scegliersi collaboratori capaci. Mi sembra che rappresenti il nuovo, anche se non il nuovissimo".

Dopo di che, ce n'è anche per l'Europa, di cui attacca le dinamiche sul voto unanime, dimenticando comunque le sue antiche responsabilità da capo dell'Ue, e dipingendo il continente come se fosse subordinato agli Stati Uniti. "Il potere è passato dalla Commissione al Consiglio, il diritto di veto ha cominciato a essere la regola. È evidente che, quando l'Europa non decide nulla, la gente smette di amarla". Secondo Prodi, inoltre, non può essere accettabile quello che è successo recentemente, quando "il presidente degli Stati Uniti dice ai Paesi europei 'voi non dovete più comprare gas dalla Russia, però l'Ungheria può farlo, perché Orban è mio amico'. Intervenire nella politica interna selezionando tra amici e nemici del Paese con cui tratta è qualcosa che non abbiamo mai visto nella storia".

Infine, l'ulteriore bordata finale contro Bruxelles: "Se finisse il voto all'unanimità, avremmo già rifatto l'Europa. Unanimità, cioè il voto uguale di tutti, vuol dire impedire le decisioni".

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