Separazione delle carriere, via libera del Senato all’articolo 2

Fumata bianca dopo il muro contro muro di ieri. Tutte respinte le proposte di modifica delle opposizioni

Separazione delle carriere, via libera del Senato all’articolo 2
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La riforma della giustizia prende forma. Dopo il muro contro muro di ieri, l’aula del Senato ha dato il via libera all'articolo 2 del ddl sulla separazione delle carriere dei magistrati. Il testo modifica l’art. 102 della Corte, precisando che le norme relative alla magistratura "disciplinano altresì le distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti". I successivi articoli 3 e 4 specificano e articolano il principio della separazione delle carriere e dei due Csm per le due magistrature. Respinte, invece, le proposte di modifica delle opposizioni.

Ieri Palazzo Madama aveva concluso il voto dei 35 emendamenti al primo articolo – che attribuisce al presidente della Repubblica il potere di presiedere entrambi i Csm – che ha ottenuto il via libera grazie al canguro, ossia al meccanismo che permette di accorpare più proposte di modifica in una sola votazione. Una scelta necessaria, considerando gli oltre mille emendamenti complessivi.

La separazione delle carriere è uno dei punti fondamentali della riforma della giustizia targata governo Meloni. "Questo governo ha un consenso e un programma in cui c'era la separazione delle carriere: è naturale si raggiunga un obiettivo promesso agli elettori nel programma" ha evidenziato nella giornata di ieri il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto.

Ricordiamo che la riforma è stata già approvata dalla Camera dei deputati lo scorso 16 gennaio con 174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti. A sostegno della riforma anche Azione e +Europa. Il provvedimento che ha ricevuto il via libera da Palazzo Montecitorio è formato da otto articoli e prevede, oltre alla separazione delle carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante ed il Consiglio superiore della magistratura requirente.

Il disegno di legge contiene anche l’istituzione dell'Alta corte disciplinare, un organo collegiale cui è attribuito la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati ordinari, sia giudicanti che requirenti. L’obiettivo dell’esecutivo è quello di completare l’iter entro l’estate.

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