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L'odio verso Israele e l'Occidente delle femministe di Non una di meno

Israele deve cessare il fuoco e liberare le sue carceri dai palestinesi: questo chiedono da Non una di meno. Richiesta sovrapponibile a quella di Hamas

L'odio verso Israele e l'Occidente delle femministe di Non una di meno

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A sinistra stanno in qualche modo provando a non lasciarsi prendere troppo la mano nelle esternazioni sul conflitto israelo-palestinese, anche se in pochissime occasioni da quelle parti si sono sentite parole di condanna nei confronti di Hamas. Le veterofemministe di Non una di meno, invece, nemmeno ci provano a nascondere la loro natura e con un comunicato dai tratti folli, espongono il loro manifesto in cui non mezza parola viene spesa per definire ciò che è Hamas: terroristi. L'estremismo di questo gruppo è cosa nota e non da oggi, ma la posizione assunta in questo conflitto sta assumendo contorni inquietanti.

Al netto della violenza perpetrata alla lingua italiana, come sempre accade quando da queste parti si emettono comunicati forzando la mano su un inesistente genere neutro, la posizione delle femministe è chiara: Israele ha torto. Se si fermassero a questo, la loro sarebbe una posizione democraticamente difendibile, condivisibile o meno. Ma i toni utilizzati nel loro comunicato sono violenti e propagandistici, infarciti di odio contro lo Stato ebraico e contro l'Occidente. Israele viene definito come "uno Stato fascista, imperialista, razzista e colonizzatore" e l'Occidente come un ente censore che supporta la propaganda israeliana e "l’opposizione interna". Ma dovevano essere distratte le femministe quando le piazze italiane sono state concesse alle manifestazioni pro-Palestina in cui sono stati scanditi slogan antisemiti. O quando, nelle ultime settimane, tutti i media hanno riportato le immagini provenienti dalle piazze europee in cui è stato piantato il seme dell'odio ebraico. Strano, perché c'erano anche loro.

Nella lettura di Non una di meno, Israele non sta reagendo a un barbaro attacco terrorista che ha portato la morte di bambini, donne, anziani e uomini, spesso giovani. E quello di Hamas non è stato un atto terroristico. Nel loro manifesto scrivono: "Lo Stato coloniale e fascista d’Israele sta approfittando dell’attacco portato avanti dalle forze di Hamas per eliminare completamente la popolazione di Gaza e questo non possiamo permetterlo". Quello del 7 ottobre, è stato un attacco delle "forze di Hamas" in questa lettura revisionista e giustificazionista.

Ma si va avanti, perché la loro richiesta ha dei tratti ancora più assurdi: "Siamo per la fine immediata dell’attacco israeliano e la liberazione degli ostaggi e prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane e con tutte le donne, le persone LGBTQIAK+ e i soggetti che quotidianamente combattono e si organizzano contro la violenza patriarcale e nazionalista. Siamo per il boicottaggio delle merci di provenienza israeliana". L'analisi di questa frase è la chiave del pensiero di Non una di meno: Israele deve cessare il fuoco e liberare le sue carceri dai prigionieri palestinesi.

Si tratta della stessa richiesta avanzata da Hamas, che per raggiungere questo obiettivo ha effettuato il ratto degli israeliani nei kibbutz e durante il rave party il 7 ottobre, portando via bambini in fasce. Queste persone, da oltre 20 giorni nelle mani di macellai criminali, non hanno diritto di vita, secondo Non una di meno. Nel manifesto, per altro, si sostiene che "sarà il popolo palestinese a decidere sul proprio futuro e scegliere da chi difendersi e come autodeterminarsi, in una Palestina libera che tutti ci auguriamo di vedere presto". Via libera ad Hamas quindi, che ha vinto le elezioni a Gaza anni e anni fa anche se è un'associazione fondamentalista islamica e via libera agli attacchi verso Israele, se è questo che desiderano.

Difendono Mariam Abou Daqqa, arrivata a Marsiglia da Gaza e arrestata dai francesi in quanto considerata una minaccia alla sicurezza nazionale perché ritenuta parte "dell'ufficio politico del PFLP a Gaza", inserita dall'Unione europea tra le organizzazioni terroristiche. Ma è donna, è palestinese, quindi per Non una di meno merita di essere automaticamente difesa. E non c'è un accenno di condanna agli attentati subiti dall'Europa nel loro manifesto, ma sono odio verso un Occidente "complice dei massacri perpetrati e di tutte le successive occupazioni, espulsioni ed espropri dei territori palestinesi". L'odio che permea questo documento di Non una di meno ha tratti preoccupanti.

Ma ciò che preoccupa maggiormente è che queste posizioni così estreme sono diffuse anche in Occidente, aumentando il rischio per la sicurezza internazionale.

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