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"Questa manovra prende a schiaffi i ministri". Così la Meloni taglia le spese di tutti i dicasteri

Il ministro dell'Economia sottolinea la spending review che la legge di bilancio prevede, andando nella direzione dei cittadini meno privilegiati e sottolinea il sacrificio chiesto a tutti i ministeri

"Questa manovra prende a schiaffi i ministri". Così la Meloni taglia le spese di tutti i dicasteri

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"Questa manovra prende a schiaffi i ministri". Così la Meloni taglia le spese di tutti i dicasteri

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Giancarlo Giorgetti utilizza un'immagine molto forte, ma allo stesso tempo efficace, per descrivere la legge di bilancio appena approvata dal governo in Consiglio dei ministri. Nel corso della conferenza stampa di presentazione dopo la riunione del governo a Palazzo Chigi, per spiegare come la manovra finanziaria abbia puntato molto a favore delle classi meno abbienti, il ministro dell'Economia ha dichiarato: "Ogni giorno credo che, come governo, tutti i ministri dobbiamo dimostrare di lavorare seriamente e oggi l'approvazione così rapida della legge di bilancio, che è andata a rendere a schiaffoni tutti i ministri a beneficio degli italiani con redditi medio bassi, sia la dimostrazione di questo tipo di coscienza che ha la classe politica che è al governo del Paese".

L'auto-riferimento metaforico rispetto a quelle che sono state le scelte dell'esecutivo guidato da Giorgia Meloni sta del resto accompagnando la narrazione del titolare del dicastero di via XX settembre in tutte queste ultime settimane. Perché, proprio nell'occasione odierna davanti ai giornalisti, Giorgetti ha sottolineato come per la Manovra sia stato chiesto "un sacrificio a tutti i ministeri, che hanno dovuto rinunciare a diversi progetti e idee e si è attuata una spending review significativa, dell'ordine del 5% su tutte le spese discrezionali, eccetto il comparto regioni ed enti locali". Un concetto che era già stato ben definito già lo scorso 27 settembre, sempre dalla stessa postazione istituzionale, durante la spiegazione della Nota d'Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef): "Ho due testimoni al tavolo, l'ho detto in Consiglio dei ministri - ribadì in quella circostanza il ministro dell'Economia - il lavoro che non hanno fatto i singoli ministri lo farà il ministro dell’Economia in loro vece e addirittura intensificherà i tagli".

Là Giorgetti aveva spiegato che si puntava a "due miliardi nel 2024 di taglio spese, compreso quanto già previsto", ossia 300 milioni, con l'aggiunta di una "minaccia": "Quello che non hanno fatto gli altri ministeri, lo faremo noi". Qualche giorno più tardi erano poi arrivate le linee guida per la spending review presentate dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Alfredo Mantovano. Per mettere a punto il piano di dimagrimento della spesa pubblica, ogni ministero potrà avvalersi di consulenti esterni. Per quest'anno, ad esempio, sono previsti finanziamenti da 20 milioni che saliranno a 25 nel 2024. Per poi giungere a 30 milioni nel 2025. Saranno investiti, dunque, 75 milioni di euro con lo scopo di risparmiare (almeno) due miliardi di euro. Niente piano lacrime e sangue, tuttavia, perché non verranno posti gli obiettivi drammatici che, all'epoca di Monti, accompagnarono l'escalation rigorista di quel governo. Adesso tutto sta ad "avviare celermente" - come si legge nel documento - le operazioni di snellimento per la spesa pubblica e per quella degli organismi di governo.

Questa volta non ce lo chiede l'Europa: lo pretende Giorgetti.

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