
Dopo aver partecipato alla piazza della Cgil, Elly Schlein ha proseguito i festeggiamenti del 1 maggio nello studio di Piazzapulita su La7, un consesso amico dove la segretaria del Partito democratico viene costantemente accompagnata nelle sue esternazioni da assist ben preparati dal conduttore. E così è stato anche questa volta, senza contraddittorio, comodamente adagiata sulla poltrona dei comizi, Schlein ha esposto il discorso pronto contro Giorgia Meloni, a partire dalla dichiarazione rilasciata dal presidente del Consiglio per il 25 aprile in cui ha sottolineato che in quel giorno "la Nazione onora la sua ritrovata libertà e riafferma la centralità di quei valori democratici che il regime fascista aveva negato e che da settantasette anni sono incisi nella Costituzione repubblicana". Parole chiare, senza possibilità di fraintendimento.
Ma Schlein, che non ha mai avuto argomenti validi per fare opposizione al governo ed è ormai attorcigliata attorno ai soliti slogan senza possibilità di scampo, dallo studio di Piazzapulita ha invitato Meloni a prendersi "15 secondi per dichiararsi antifascista, com'è la nostra Costituzione. La nostra è una Costituzione antifascista quindi non ci si può giurare sopra negandone la matrice". La pretesa dell'opposizione di voler imporre quello che i partiti di governo devono dichiarare, con le parole che vogliono loro, è quanto di più antidemocratico ci possa essere. E Schlein, che continua a insistere su questo punto, forse nella speranza che da parte di Meloni ci sia una reazione scomposta, dimostra l'impalpabilità di chi pensa di poter governare solo sventolando il fantasma del fascismo.
Ma non si ferma qui la segretaria, perché sostiene anche che "non li abbiamo mai visti dire una parola su una giovane fornaia ha esposto un manifesto antifascista ed è stata per questo identificata due volte". Nessuno deve aver spiegato a Schlein come sono andati i fatti, e non deve nemmeno aver letto la nota ufficiale della Questura di Ascoli Piceno, che ha spiegato che "non veniva rimosso né si richiedeva di farlo e non è stata effettuata nessuna identificazione formale della persona" ma, nella logica di garantire la sicurezza di tutti quel giorno era previsto che "gli operatori impiegati nei servizi di vigilanza avessero cura di segnalare tempestivamente l’eventuale presenza, in prossimità dei luoghi dove viene celebrato il 25 aprile, di scritte o simboli". E la Questura ha anche sottolineato, se mai ce ne fosse bisogno, che "nell’occasione venivano date agli operatori disposizioni di non rimuovere lo striscione in quanto assolutamente pacifico e in linea con lo spirito della giornata".
Eppure Schlein, come anche altri esponenti di opposizione, continuano a cavalcare quel caso, creato evidentemente ad arte, per avvalorare l'ipotesi che in Italia ci sia il fascismo. Un po' come quanto accaduto a Genova con il sindacalista che ha simulato un aggressione "fascista", come da lui dichiarato prima di ritirare la denuncia. Ovviamente dopo che la macchina della propaganda era stata attivata. Su questo Schlein non ha detto nulla, ma nessuno le chiede conto. "Mi devono spiegare come sia possibile che 2.000 neofascisti alzino il braccio e facciano il saluto romano indisturbati mentre una fornaia che espone uno striscione con scritto 'viva l'antifascismo' venga identificata. Identificate loro perché non l'hanno fatto solo l'altra sera ma anche a Dongo qualche giorno fa. Mentre quando ci sono gli attivisti per il clima davanti al ministero vengono portati via con la forza in Questura", ha detto ancora. La differenza è che i neofascisti non imbrattano i muri e chiedono l'autorizzazione per le manifestazioni, che si svolgono pacificamente.
Gli attivisti per i clima sono già stati protagonisti di episodi vandalici e causano disordini all'ordine pubblico, senza preavviso alle autorità. Una differenza sostanziale, che Schlein finge di non cogliere perché non funzionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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