Molte stoccate personali e nessun saluto: Decaro ed Emiliano ai ferri corti alla Fiera di Bari

Freddezza totale tra i due più importanti esponenti politici storici del centrosinistra pugliese degli anni Duemila. Il presidente uscente di Regione ne approffitta per scagliare alcune frecciatine velenose al suo ex amico, tuonando contro "l'uomo solo al comando"

Molte stoccate personali e nessun saluto: Decaro ed Emiliano ai ferri corti alla Fiera di Bari
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Le elezioni regionali in Puglia - previste verosimilmente per fine novembre - si avvicinano e tra i due ex grandi amici Michele Emiliano e Antonio Decaro cala, pubblicamente, il gelo più assoluto. Al termine di una stagione estiva che ha visto il braccio di ferro (stravinto dal secondo) tra il governatore uscente e l'europarlamentare del Partito Democratico che si candida prepotentemente a succedergli al palazzo di Lungomare Nazario Sauro, la prima occasione utile in cui potere assistere la presenza fisica di entrambi nello stesso luogo è stata l'inaugurazione della 88° Fiera del Levante di Bari. E là gli sguardi mancati e le frecciatine velenose scagliate da Emiliano contro l'ex sindaco del capoluogo pugliese sono stati molto più eloquenti di mille litigate plateali.

I due non si sono nemmeno salutati all'ingresso in Fiera. Decaro si è seduto in prima fila e non si è mai più mosso dal proprio posto. L'ex magistrato è addirittura entrato da una porta secondaria ed è salito direttamente sul palco allestito proprio per non creare una minima occasione di doverlo incontrare da vicino faccia a faccia. A fianco di Emiliano, per i discorsi di rito, c'erano invece il ministro Nello Musumeci (in rappresentanza del governo) e il sindaco di Bari, Vito Leccese. L'allontanamento dei due big del mondo politico pugliese ha persino "costretto" a modificare pure l'antico rito laico dell'inaugurazione della Fiera, da sempre dedicata alle linee programmatiche del governo nazionale verso la ripresa autunnale e, per quanto riguarda l'ambito locale, all'elencazione delle realizzazioni più recenti.

Quest'anno invece Emiliano ha deciso di scompaginare le carte: niente più orgoglio per le opere infrastrutturali compiute, bensì tanto rancore e risentimento per essere rimasto fuori dalle candidature per il prossimo Consiglio regionale a causa proprio del veto imposto da Decaro. Il presidente dimissionario di regione non interveniva in pubblico da settimane, giurando che avrebbe parlato "a tempo debito". E quel tempo è stato ieri. "Abbiamo vinto perché abbiamo proposto un modello diverso da quello che in passato privilegiava la figura dell'uomo solo al comando", esordisce Emiliano ricordando le ragioni dei tanti successi consecutivi del centrosinistra in Puglia dal 2004. Un'allusione nemmeno troppo velata (pur senza mai citarlo) a Decaro, il quale negli scorsi mesi aveva posto vincoli e condizioni alla coalizione, in virtù della sua riconosciuta forza elettorale. Il monito di Emiliano è però chiaro: "Nessuna fantasiosa figura carismatica ha mai contato più del nostro programma".

E poi ancora: "Le nostre candidature sono diventate naturali, prevedibili con largo anticipo e vincenti, perché investiamo sulle persone anni prima, badando alla loro formazione". Traducendo il senso di questa frase: lo straripante successo elettorale di Decaro, da sindaco e poi da deputato europeo, è dipeso da uno sforzo collettivo. Ma per Emiliano non è ancora abbastanza. Nota il volto scuro del suo "avversario" in prima fila e invita chi sta per governare la Regione ad assumere un atteggiamento di "gioia e autoironia".

Da parte sua, l'europarlamentare non ha in effetti molta voglia di scherzare, tanto da commentare laconicamente ai giornalisti a margine dell'evento: "Non credo di essere il prototipo dell'uomo solo al comando...". Insomma: se Emiliano e Decaro una volta si erano tanto amati, oggi ormai non si degnano più nemmeno di un banale saluto.

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