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“Non sono un mostro”. Il generale Vannacci si difende dalle accuse

Il generale Vannacci si difende dalle accuse: "Non sono un mostro. Rivendico il diritto di criticare". Ma il ministro della Difesa non fa marcia indietro: "Non ho parlato da politico"

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Il caso del generale Roberto Vannacci continua a tenere banco. Ieri, come riferiscono fonti della Lega, c’è stata una telefonata “molto cordiale” tra il vicepremier Matteo Salvini e il generale. La prima grande novità dopo la difesa pubblica, sempre del leader leghista, nei confronti del tanto discusso libro, Il mondo al contrario, scritto e auto pubblicato dallo stesso Vannacci.“Leggerò il libro – ha spiegato Salvini – Mi rifiuto di pensare che in Italia esista un Grande Fratello che ti dice: questo lo puoi leggere e questo no”. Lo stesso trattamento distopico di orwelliana memoria denunciato, in una intervista al Corriere della Sera, dal generale in persona.

La difesa di Vannacci

Non sono un mostro, né un orco – sottolinea Vannacci – e rivendico il diritto di criticare”. Sulla telefonata con il leader del Carroccio bocche cucite: “Non dirò nulla sul contenuto della comunicazione con Salvini”. Resta il fatto che “mi ha fatto molto piacere sicuramente”. Il motivo, nell’ottica del generale, è presto detto: “Fa piacere ogni volta che qualcuno mostra interesse per un servitore dello Stato e per come può sentirsi”. Il generale, è bene ricordarlo, ha dichiarato di non aver ricevuto nessun provvedimento disciplinare e di non essere stato destituito ma solo avvicendato.

La presa di posizione politica di Matteo Salvini, al netto delle posizioni inopportune del generale, forse nasconde un intento ancora più alto: difendere, ad ogni costo, il dibattito delle idee. Quella posizione liberale, a favore del free speech, che negli ultimi giorni è diventata sempre più minoritaria. “Rivendico il diritto di criticare – attacca il generale – purché rimanga nel perimetro delle cose non perseguibili”. Insomma, nessun passo indietro: “Fintanto che non ledo e non offendo la dignità di qualcuno ho diritto di esprimere la mia opinione”.

La posizione di Crosetto

Una pozione ribadita, a stretto giro, anche dal ministro Guido Crosetto. La risposta del titolare della Difesa, sempre sul Corriere della Sera, viaggia su due binari. Il binario del metodo, dove le posizioni del generale e del ministro sembrano convergere e il binario del merito, dove l’esponente di Fratelli d’Italia non ha intenzione di fare marcia indietro. La posizione del ministro è ferma e decisa: “Ho chiesto alle Forze armate di avviare un’analisi serena e imparziale dei fatti. Per me è una questiona interna al mondo della Difesa. Non credo si tratti di una vicenda su cui vada coinvolto il premier Meloni". Sul metodo Crosetto è altrettanto chiaro: “Lungi da me – spiega – impedire il diritto di opinione di chiunque, cittadino o politico. Ho sempre difeso pubblicamente il diritto di tanti politicamente scorretti”.

La sacrosanta battaglia per la libertà di parola, al netto delle parole fuori misura e per nulla condivisibili del generale, è uno dei principi cardine della nostra democrazia e, come se non bastasse, della nostra Costituzione. Difendere questo principio è compito sia delle istituzioni sia della politica. Le possibili strade da percorrere sono due: combattere una posizione sbagliata nell’arena delle idee, oppure, cercare di censurarla a priori. Il primo percorso, seppur più lungo e difficile, è democratico e liberale.

Il secondo no.

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