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Quel dossier Inps che smonta la sinistra sul salario minimo

I 9 euro lordi all'ora proposti da Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle e Azione supererebbero di gran lunga le quote di Francia, Germania e Regno Unito: tutto dipende da un parametro ben preciso

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Salario minino sì o salario minimo no? Aveva fatto particolarmente discutere, all'interno del variegato mondo del centrosinistra, che Italia Viva non avesse appoggiato la proposta di legge presentata pochi giorni fa congiuntamente da Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle, Azione e Alleanza Verdi-Sinistra. A spiegare le motivazioni per le quali i renziani avevano deciso di non firmare la pdl unitaria su introdurre per legge una soglia minima retributiva - valida per tutti i lavoratori e fissata in 9 euro lordi l'ora - era stato postato un tweet da Luigi Marattin: i partiti di sinistra avevano proposto in Parlamento un salario minimo tra i "più alti del mondo". Un modo per smontare tutte le considerazioni dei giallorossi. Ma è davvero così come sosteneva il parlamentare di Iv?

I dati ufficiali dell'Ocse

Per rispondere a questa domanda bisogna inizialmente andare a vedere a quale valore viene fissata la retribuzione minima per legge nel resto del mondo. Secondo i dati più aggiornati dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) nel 2021 vari Paesi avevano un salario minimo più alto di 9 euro lordi l'ora, l'equivalente di poco più di 10 dollari. Lussemburgo guidava la classifica con 15,2 dollari, seguito da Australia (15,1 dollari) e Nuova Zelanda (14 dollari). Gli oltre 10 dollari italiani si sarebbero collocati al decimo posto, dietro ad altri grandi Paesi europei come Germania, Francia e Regno Unito.

Tuttavia - come fa ben notare l'analisi del sito di Pagella Politica - i confronti a livello internazionale tra i vari salari minimi non dovrebbero essere fatti tanto al valore assoluto, quanto al rapporto tra il livello del salario minimo e le retribuzioni all'interno dei singoli Paesi. Insomma: è necessario osservare il rapporto tra l'asticella in cui è fissata la retribuzione minima e la mediana degli stipendi a livello nazionale. Il salario mediano indica, infatti, il valore dello stipendio sotto cui c'è la metà dei lavoratori e sopra l'altra metà. Ecco perché, in casi come questi, la mediana è più affidabile della media come indicatore: proprio perché è meno influenzata dal valore dei salari tanto più bassi degli altri e dal valore di quelli tanto più alti degli altri.

Il "nuovo" salario minimo dell'Italia

Che cosa diceva allora il rapporto annuale dell'Inps pubblicato nel 2021 sulla retribuzione mediana oraria di un lavoratore dipendente a tempo pieno in Italia? Il risultato è pari a circa 12 euro lordi. I 9 euro lordi l'ora proposti dai partiti all'opposizione si aggirerebbero dunque intorno al 75 per cento del salario mediano italiano. Numeri alla mano, questo livello sarebbe tra i più alti a livello internazionale. Troviamo infatti una Colombia che è il Paese con il livello di salario minimo più alto rispetto al suo salario mediano (92,3 per cento), seguita da Costa Rica (81,5 per cento) e Cile (71,9 per cento). L'Italia si piazzerebbe così in terza posizione - sulla base della proposta dei partiti di opposizione -. Tra gli altri grandi Paesi europei, la Germania raggiunge una percentuale pari al 51,1 per cento, la Francia il 60,9 per cento; in Spagna al 48,4 e nel Regno Unito al 56,9. Quindi, effettivamente, aveva ragione il renziano Marattin: se entrasse in vigore la nuova legge sul salario minimo fortemente desiderata dalla sinistra, verrebbe fissato un livello di "stipendio base" che diventerebbe uno dei più alti del mondo.

Forse una riflessione ulteriore proprio su questo aspetto non dovrebbe mancare nell'imminente discussione futura.

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