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"Non escludo veto dell'Italia". Il messaggio di Meloni sul Patto di stabilità

Il presidente del Consiglio interviene anche a Palazzo Madama, dopo il discorso di ieri a Montecitorio, e risponde colpo su colpo a Pd e 5 Stelle: tra Mes, migranti, superbonus e vendita di armi: "Da opposizioni propaganda e racconto distorto"

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Dopo il discorso di ieri alla Camera, Giorgia Meloni replica anche in Senato agli interventi dei gruppi parlamentari alle comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani a Bruxelles. In un ragionamento che è stato più volte interrotto dalle urla e dalle proteste dell'opposizione, in particolar modo provenienti dal Movimento Cinque Stelle, il presidente del Consiglio ha nuovamente rivendicato i risultati ottenuti dal governo: "Noi dobbiamo essere, e io sono molto fiera, del lavoro fatto sul Pnrr. Un lavoro che abbiamo fatto nonostante il tema di una possibile revisione del Piano per adeguarlo a un contesto mutato, risolvendo alcune criticità che c'erano nei Piani adottati dai precedenti governi - sottolinea Meloni - nonostante venisse considerata un'ipotesi impossibile o derubricata a una scelta folle che ci avrebbe fatto perdere le risorse del Pnrr, ci avrebbe portato l'Italia fuori dall'Europa in un racconto distorto e distruttivo che non fa stato del ruolo dell'Italia, di quello che possiamo ottenere con un pò di pragmatismo e buonsenso".

Sul Patto di stabilità annuncia: "Le posizioni però degli altri paesi sono anche delle posizioni distanti. Quindi bisogna capire alla fine dove è che si riesce a raggiungere una sintesi e bisogna fare una valutazione serena su cosa sia più utile per l'Italia sapendo, e faccio riferimento a quello che diceva il presidente Monti su un veto da parte del governo italiano, che io non escludo nessuna delle scelte". Si tratta di una "posizione pragmatica quella che stiamo portando avanti sulla quale non siamo ancora ad un accordo definitivo. Però non posso non esprimere una soddisfazione su qualche passo avanti che viene fatto". Il capo del governo, comunque, farà "tutto quello che posso per far ragionare e confrontarmi con i miei omologhi sul fatto che quello che stiamo proponendo è utile non solo a noi ma a una strategia".

Insomma, si è dimostrato che "se fatte bene, le cose si possono ottenere". Anche in questa circostanza non sono mancate le stilettate nei confronti della sinistra: in sede di replica al Senato, a proposito dei successi ottenuti dall'esecutivo di centrodestra in ambito economico e internazionale, Meloni ha fatto notare che "si è tifato più perché l'Italia non ottenesse la terza rata che alla coppa Davis. Nonostante tutto abbiamo ottenuto la terza, la quarta e entro fine anno consegneremo gli obiettivi della quinta e revisionato il Piano". Si va poi nello specifico delle differenze numeriche tra i governi di Pd e 5 Stelle e il suo: "Durante gli anni di governo del centrosinistra il Pil crollava ora con noi il Pil va meglio". Ecco perché "la propaganda poi si scontra con la realtà". Ma non è tutto, perché l'attenzione si concentra sugli esponenti grillini: sull'imminente manovra c'è una misura come quella del superbonus che "pesa come un macigno sui conti pubblici e pesa per 20 miliardi l'anno, risorse che sarebbero potute essere spese per la sanità e i mezzi pubblici" che è stato "il più grande regalo fatto dallo Stato italiano" a truffatori e organizzazioni criminali. "Qualcuno prima o poi dovrà fare i conti con la propria coscienza".

Si parla poi del Mes. Meloni fa notare come la firma che autorizza l'assenso del governo italiano alla sua ratifica è giunta da un governo dimissionario, "senza metterci la faccia e con il favore delle tenebre". Quell'esecutivo uscente era proprio il Conte 2. A dimostrazione di quello che afferma, il capo dell'esecutivo mostra alle opposizioni il fax inviato all'allora rappresentante Massari da Luigi Di Maio in cui lo autorizzava a siglare il Mes: "Capisco il vostro imbarazzo, ma dalla storia non si esce perché restano i fogli a dimostrare la serietà di chi parla e questo documento mostra la serietà" di un governo che "prima di fare gli scatoloni lasciava questo pacco al governo successivo", ha aggiunto la premier. L'Italia, poi, non sta trasferendo armi a Israele. Semmai è stato proprio Giuseppe Conte "quello che ha venduto più armi a Israele degli ultimi anni". La Russia vuole la pace e l'Ucraina no? Questa "è esattamente la tesi della propaganda russa che ho già sentita da Putin al G-20" è l'ulteriore stoccata al Movimento Cinque Stelle. Infine, una considerazione sull'accordo Italia-Albania sui migranti: "Mi ha sorpreso l'attività del Partito democratico". Ovvero "che si possa condividere o meno sono rimasta basita quando qualcuno ha paventato l'espulsione del primo ministro albanese Edi Rama per avere osato aiutare l'Italia".

Del resto, conclude Meloni, "voi avete accolto i migranti per una vita e non mi pare che qualcuno via abbia cacciato dal Partito Socialista Europeo".

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